segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

[con aggiunta delle date esatte tra parentesi quadre]

 

[segue 1809]

 

Primo [agosto 1809]

Si vocifera l’evacuazione e la disperazione del Tirolo.

Si dice pace, vien annunziata a tutti gli uffizi, ma non si osa affiggerla sui cantoni.

Una lettera da Vienna dice che Napoleone coi bei ponti sul Danubio aveva indicato al nemico il suo punto di diffesa, che lo spirito nazionale s’era risvegliato, la massa ungarese fervida, di già in Polonia, e in Sassonia dei movimenti favorevoli ai Tedeschi, e le sue spalle del Tirolo e della Stiria ec. assai minacciate. In tal frangente Napoleone tentò disperatamente di passar il Danubio in altro punto. Quand’esso vide le due armate composte di 500 mille uomini, e di molto maggior l’Austriaca, fece un movimento di sorpresa poi ordinò alla division Sassone di andar innanzi, e fu tutta fulminata. Infine a Wagram la vittoria si dichiarò per lui, ma tale e tanta fu la strage comune che si fece ai 12 una convenzione. Si vuole che l’Austria avrà una pace assai onorevole. Napoleone si dice partito per Parigi ai 28, e il vice re per l’Italia2.

Si dice il Sommo Pontefice a Valenza, altri in Parigi, o a Versaglies.

 

2 [agosto 1809]

In Asiago vi fu 200 bersaglieri che presero tutte le armi e fecero nascere della sommossa. Quei di Valstagna uniti ai giandarmi invasero Asiago, e convennero del sacco lasciando intatte le persone. Il vice prefetto fece fare in Valstagna una processione dove portarono Napoleone.

Vennero qui alcuni prigionieri, e alcune vecchie bandiere di San Marco. Vi furono dei Maoni in Arsiero, e alle Seghe di Velo e rubarono qualche cosa.

Qui siamo in un mare di discorsi. Secondo alcuni tutto va di piano quantunque lentamente, e l’armistizio, e la pace. Secondo altri trovano nella non evacuazione del Tirolo un argomento di dubitar di tutto. Credono la spedizione inglese, e l’alleanza nordica un punto da formar la pace generale, o una continuazione di guerra. Noi siamo all’oscuro di tutto. Si accerta che in questi giorni sarà evacuato il Tirolo. Ma per certo fino ai 31 non solo era evacuato, ma non vi era nemmeno notificato l’armistizio fatto ai 12.

 

3 [agosto 1809]

Il generale Castella disse ier sera, l’arciduca Carlo ha mandato l’avviso in Tirolo dell’armistizio, e l’ordine ai Tedeschi di evacuare, questi lo fecero, ma vennero costretti da una banda di Tirolesi di ritornare al loro posto. Di più è un mese oggi, che le comunicazioni dal Lisonzo a Udine sono tolte. Ciò scompose tutto il teatro in vari sensi.

Si mastica, la battaglia di Wagram non è poi stata decisiva. I Russi vaccillano. Le circostanze comandano di finger armistizi, e cento cose. V’è chi vuol battaglie dopo conclusa la sospension d’armi, v’è chi dice ricominciamento di guerra.

Si sente il cannone da due giorni, e si dice 1200 Francesi che vanno a prender possesso del Tirolo, e che vengano respinti.

Se questa fosse le prima guerra coi Francesi si potrebbe discorrere, ma l’esperienza ha fatto vedere che dopo e discorsi, e ritardi la fortuna li seconda sempre. Contuttociò se l’affare andasse più in lungo si potrebbe veder qualche prodigio. Oggi e domani sembrano giornate decisive.

Fino al primo il Tirolo era animatissimo, e ripieno di gente si arolla, si fa scorrerie, e perfino si dice che non sanno di che fare dei 4 mille Tedeschi che hanno.

Dio provedi a tutto.

 

4 [agosto 1809]

Infine il Tirolo è l’argomento perpetuo dei discorsi, sempre è vuotato, e mai affisso sui Cantoni. Il generale Castella dice che potrebbe darsi, che i Tedeschi si ritirassero per qui. Vedremo. Chi vuol tutto falso, chi al solito. Certo è che la cosa è singolare, perché ne comunicazioni aperte, ne decisa esecuzione dell’armistizio si rimarca.

Si vogliono i Francesi penetrati verso Trento i feriti passano a Verona.

Questa sera Milana ebbe un espresso che i Tedeschi erano a Carpané poco distante da Bassano.

I nostri arrestati muojono di noja, se il vice re passa per qui come tutti i giorni si dice gli presenteranno un memoriale. Se giunge la pace è fatta, o al meno tutto al suo termine.

Il vice prefetto di Schio vi è andato l’altro giorno tutte le cariche sono al loro posto, ma i podestà, i sindici e i cancellieri, vice prefetto ec. vogliono rinnunziare.

Qui si vive con un prospetto di cose assai affligente, non v’è numerario, non v’è comercio, i generi ribassano, non si riscuote, le nostre cariche sono nel mondo della luna, e non conoscono i bisogni dell’umanità. L’entusiasmo è stampato, e resta sui giornali, e ognuno combatte coi propri imbarazzi. Gl’impiegati soli possono spassarsela.

 

5 [agosto 1809]

Si dice ai 2 evacuato il Tirolo, che i Tedeschi ora non sieno più i 4 mille, ma 20 e più mille, e che con loro sieno andati 300 dei più riscaldati Tirolesi.

Altri dicono che i Francesi andarono fin sotto Trento per andare a prender possesso del Tirolo, ma che vennero gagliardamente respinti, e che a Verona giunse 40 carra di feriti, e chiuse le porte della città.

Qui si dice certamente i Tedeschi a Carpané, e non si sa comprendere come allunghino la loro strada per la Stiria di 200 miglia. Milana, e la sua gente di Carpané han avuto l’ordine di non parlare.

Qui giungono tutte le notti gli Ospitali senza posa, si vende i vasi delle loro spezierie, e altri arnesi.

Son due giorni che giunge soldati da Santa Lucia a 4 o 6 alla volta di tutti i colori, e si dicono scarti. Arrivano dei bei cavalli di maneggio, che si dicono del ministro della guerra che va sempre in carrozza. Ecco i discorsi che continuamente si fanno alternativamente. V’è del mistero certo, e le cose non sono mai lucide, alcuni sospirando van dicendo la cosa è ben lungi d’esser finita, è vero la vittoria, l’armistizio, ma la condotta equivoca della Russia potrebbe fare ricominciar la guerra.

I Camaleonti vennero approvati in Milano nella solita rinnovazione di condotta nuova di Casini, ma si dicono levati 11 nomi, e che questi non sieno i peggiori di quella società. Questo nuovo tempio di Giano verrà contrariamente all’antico aperto alla pace

I nostri arrestati attendono il vice re, il quale ancor non giunge. Ma da un momento all’altro, e apertura di strade, ed evacuazioni, e pace, e vice re comproveranno la fortuna di Napoleone uomo finora non ancora soggetto alle vicissitudini umane.

 

6 [agosto 1809]

Nel mentre che cogli armistizi e paci e passaggio del vice re si sperava liberazione degli arrestati, si sente impensatamente con vera dispiacenza alle 3 pomeridiane l’annunzio fatto all’abate Parise d’esser tradotto sul momento nella fortezza di Mantova. Ottenne di andarvi domani. Questa notizia scompose tutti gli arrestati, e ramaricò tutto il paese. Non si sa capire questa cosa, e si crede spedito forse a questo momento solo il suo processo.

Le nuove sono ancora ambigue per il Tirolo, certo è che i Francesi non ne sono ancora totalmente al possesso.

Non v’è avviso alcuno per il passaggio del vice re, quando ciò nascerà l’affare sarà in qualche guisa determinato.

Si vocifera la pace con rinnunzia dell’impero, titolo e possesso del Regno d’Ungheria, un poco di Moravia, e provedimento di Napoleone ai fratelli, cessione alla Francia della Boemia, Austria ec. Altri dicono che questo piano venne rinnunziato dall’arciduca Carlo, che l’imperator russo mandò delle proposizioni di pace per l’Austria a Napoleone con cominatoria di 200 mille Russi in Moravia, e la gran spedizione inglese per sostenerla. Napoleone si dice che rispose che non vi sta ne il decoro, ne la gloria della sua nazione. Vedremo già a succedere quello che non si avrà mai immaginato. Intanto noi abbiamo tutto il pedemonte in imbroglio, Francesi, giandarmi, briganti, ladri, e ogni giorno vengono villici alle prigioni. Quando mai cesserà tanta sciagura!

Vi è stato un pallone in Campo Marzo che si alzò, e ricadé sul momento

Fu la prima volta che il popolo Vicentino non ebbe ingresso in Campo Marzo ch’è di suo diritto per ottener pagamento.

In teatro i continui battimani che senza ragione infastidivano tutti, la guardia non ottenne nulla, e la pulizia ordinò a diversi civili giovinastri di non più andarvi.

Ai Camaleonti si fece 11 croci bianche, per gli 11 esclusi, che ancor non si sanno.

 

7 [agosto 1809]

Gran causa dell’arciprete di Casale coi Truffatori in salone dove vi fu tutto il paese. Esso la vinse.

Qui si tace. Si dicono i Francesi al di là di Trento per il Tirolo, e si attende a momenti la pace.

Altri dicono non si sa nulla, non si verifica nulla, e vi sarà l’alleanza della Russia, della Prussia coll’Austria.

Per i 15 del corrente si attende un reale sviluppo.

 

8 [agosto 1809]

Passano dei soldati, dei Veliti silenziosi, e ciò a piccole partite, senz’armi.

Niente si parla di positivo ne dell’armistizio, ne della sua esecuzione.

La pace è l’unica cosa di cui si faccia parola, e si tenga per sicura a momenti.

Vi sono però di quelli che credono tutto falso, imaginano battaglie ritirate, nordiche coalizioni, spedizion inglese formidabile, e cento cose per cui spazia l’immaginazione.

Veramente la cosa va in lungo, è oscura, ma vent’anni d’esperienza distruggono molte illusorie congetture.

Per i nostri arrestati il governo ha ordinato alla pulizia, che salva la custodia, faciliti ad essi tutti i lenitivi. Ciò li ravvivò, perché la novità del povero Parise li fece tramortire. Si dice ch’esso è stato trasferito alla prefettura di Mantova non al castello, è andato con esso un suo nipote.

La generala Baraguay d’Illiers scrive qui da Venezia ai 18 del corrente io parto, se v’è la pace vado a Clangenfurt dove mio marito sarà governatore, se v’è guerra passo subito a Parigi.

 

9 [agosto 1809]

Il prefetto dovea partire per i fanghi d’Abano, ma da Milano ebbe ordine di trattenersi, lo che significa pace, o passaggi di principi.

Si dice i Francesi respinti da Trento dai Tirolesi.

Non si sa mai nulla. Di più si tiene sicura la pace.

 

10 [agosto 1809]

Oggi si vuole sgombrato il Tirolo dai Francesi gran feriti che giungano dalla parte di Bassano, e i Tedeschi ai loro antichi posti. Arrivano molti soldati senz’armi. Alcuni dicono che si fanno i ponti all’Alpone ec. Altri che questi son depositi, e Ospitali.

Gran silenzio, Massari scrive gli articoli di pace che fanno re d’Ungheria Francesco II. Berthier re di Vienna, provedimento agli arciduchi in Boemia, e Moravia.

I discorsi rinforzano come nei mesi scorsi.

Parise fu a Verona ai Scalzi. A Mantova trovò quel prefetto e Segrettario senza alcun ordine per lui, ma sulla lettera del nostro prefetto che gli raccomanda la custodia, venne posto nella Cittadella con permesso di girarla e ricever visite. Quella famiglia si è un po’ tranquillata.

In città v’è tutta la quiete, ma si sospira dal Cielo un sviluppo che calmi tante angustie.

 

11 [agosto 1809]

Il Tirolo sgraziatamente resiste. Giugne soldati continuamente, a pezzi, e di tutti i colori, ma sbucca una voce di pace firmata ai 25, e il vicino arrivo degli equipaggi del vice re. Alcuni stanno attaccati alle apparenze, e ai fogli di Roveredo. I discorsi sono vari, ma il tenor delle cose è deciso. La Providenza che le conduce ci assisterà n’ suoi risultati.

Un Velito racconta che fu fatta prigioniera tutta la divisione del generale Seras, e Bareguay d’Illiers ma che ora tutto verrà comutato.

Si attende truppa, chi il direbbe? da Verona per Palma. (Palmanova, n.d.r.)

 

12 [agosto 1809]

Oggi voci di guerra. L’arrivo di 40 carri di munizioni particolarmente di palle forate per Osopo. Il silenzio costante di tutto compindo il mese del fatto armistizio, i giornali che s’interpretano, Somariva che scrive ancora dall’Austria, il Tirolo che resiste, una lettera d’un uffiziale francese che dice sono stato ferito al Danubio alla battaglia degli 11, fatti non mai ramentati che dal foglio di Roveredo fanno congetturar cento cose. Una pace tanto decantata e mai pubblicata. Gran passaggio di truppe senza armi. Ponti che si fanno all’Alpone, spianate grandi ad Arcole, e a Montechiari. Gli arrestati permanenti, continuazione di villici presi, ieri ne giunsero 25, erano in 400 a Santa Corona, ma per sanità li divisero porzione a San Biaggio. Infine ce n’è per tutti, e il tempo solo decifrerà la cosa.

 

13 [agosto 1809]

120 boarie sono comandate per l’asportazione delle munizioni a Osopo. Gran discorsi di guerra, che quasi non si pone più in dubbio, v’è chi dice ritirate, certo è che il mistero è sommo. Deve arrivare 3 mille uomini da Verona, v’è chi dice per ritirata dal Tirolo, chi provvenienti dai Svizzeri. Si sente il cannone. V’è chi vuol la Nordica coalizione, v’è chi crede tutto contro la Turchia, o l’acquisto della Polonia.

La nostra società offre un quadro convulso, v’è una settimana favorevole per ogni partito, e si osserva che i fanatici d’ognuno non è composto dei migliori caratteri. È il proprio del fanatismo d’ognuno l’esaltare le proprie passioni più che la causa comune. L’uomo giudizioso e onesto ama il bene universale, e individuale.

 

14 [agosto 1809]

Regna lo stesso inesplicabile silenzio, all’esperienza antica si suppone una nuove lenta esecuzione in conseguenza delle vittorie, ma le palle e munizioni che in 150 carri vanno a Osopo, le spianate e fortini a San Bonifazio, l’insolita resistenza di piazze dopo l’armistizio, le insignificanti lettere di Germania, il costante mistero, e riservatezza, il non saper nulla ne di Napoleone, ne del vice re fanno ragionare e sragionare. I Russi, i Turchi, i avvanzi Tedeschi, la gran spedizione, e cento idee più sopranaturali che naturali occupano la nostra stanca, e angustiata fantasia.

 

15 [agosto 1809]

Si fece la funzione nomastica, e s’illuminò la piazza e palazzi. Ma di pace non ci fu parola. Si sparge Rivoli, Valli Bresciane, Premolano, e si vuol discese Tirolesi. L’incantesimo è grande ma si scioglierà. Alcuni energici dicono ancora una guerra di 20 giorni, e tutto sarà finito. Queste stalie sono fatali per le opinioni, e già che il torrente ha preso il suo corso, se l’affare Dio non lo vuol disporre altrimenti la determinazione alle prime ci taglierebbe l’assaporamento della pillola.

 

16 [agosto 1809]

Gran nuove del Tirolo. Sembra battuto il duca di Danzica. A Trento, e a Roveredo fuga di gente, e gran disordini. Alla Piave gran confusioni, fortini, imbrogli di truppa. Son passati per qui vari corrieri, anche regi, e non si espressero che di andar a Verona. La menoma notizia favorevole non traluce. Cosa sia questo gazzabuglio non si comprende, se la cosa è solo per il Tirolo l’affare si sbriga presto. Se c’è la pace ancor questa dovrebbe esser a momenti, se la guerra, si svilupperà frappoco. Il volgo dice una ritirata, altri dicono fra due fuochi. L’oscurità in cui siamo renderebbe ogni cosa possibile, se la forza dei Francesi e l’esperienza non ci facessero ragionare.

Quì si lavora nell’abbellire la nostra piazza al portico di Rampo, tutti gridano strade interne all’ultimo eccidio, e la Basilica cadente, e spesennon adattate ai tempi. Ma il nostro podestà Anguissola si distingue in attività lussureggiante. Queste son cose belle e buone, ma praticabili dopo la pace generale.

I giardini sono sufficienti, ma al vero centro di essi si penserà in altri momenti.

Qui si vive in silenzio, si vede delle fisonomie ora meste, ora accanite, dei villici a condur prigioni, dei soldati stanchi, e senz’armi, degli uffiziali silenziosi, e pensanti, dei corrieri prudenti, delle miserie senza fine, e una convulsa speranza dell’avvenire.

 

17 [agosto 1809]

Al forte di San Bonifazio spianata grandissima e fortini, si dice che i giorni scorsi vi erano 500 uomini, ora 3 mille a quattro lire al giorno che sollecitamente lavorano.

Le cariche di Trento sono fugite a Verona.

Si dice di nuovo i Tedeschi a Carpané, si dicono disarmati, e rimandati dai Tirolesi. Qual imbroglio, qual mistero, e qual silenzio, se ciò non riguarda che il Tirolo ciò si spiccia, se altrimenti, sembra una continuazione di guerra.

 

18 [agosto 1809]

Questa mattina son partiti 1200 uomini di fanteria per la Piave, il generale Castella voleva trattenerli per alcuni torbidi in Schio, ma un ordine sollecitò anche prima la partenza. Domani partirà 800 di cavalleria di tutti i colori si crede per Belluno. Si dice Trieste circondato e preso dagl’Inglesi, e dai Tedeschi, e che a Verona i Francesi si sieno ritirati a Campara. Gran ciarle, ma nessuna pubblica notizia fa finora stabilir cose in contrario.

Si dice che fino agli 11 del corrente in Vienna non era stabilita la pace.

Domani si fucillerà un sacerdote per gli affari delle sommosse.

Due uffiziali iersera si presero il divertimento di fingersi ubbriachi, e sussurranti in piazza, e spaventarono tutti, vennero arrestati.

Parise si trova bastantemente bene in Mantova, ed ha vari prelati di sua conoscenza in eguale arresto.

I nostri arrestati hanno permesso di fare qualche gita giornaliera ai loro vicini poderi. Bissaro non può perché i suoi sono distanti 7 miglia.

Il secco si fa sentire, e s’inaridisce l’erba come la speranza nel cuore umano.

 

19 [agosto 1809]

Oggi in piena bottega fu chi disse che il signor Paradisi di Milano mi ha detto e permesso di nominarlo, che il Sommo Pontefice è arrivato a Nizza che ritorna in Roma al possesso de’ suoi Stati, e vien ordinato ad ogni città dove passerà di tributarli dei pubblici omaggi. Tutto è possibile alla Divina Providenza, ma noi desideriamo che sia, ma non si sa cosa stabilire.

Se fosse vero si finge situazioni. e pace in consonanza.

A Arcole per le vittorie, Milano ha fatto erigere in questi giorni una gulia di marmo rosso di Verona, con globo, corona di ferro, e aquila dorata.

Verso Albaredo vi è una spianata, e una testa di ponte all’Alpone magnifica; colà vi lavorano mille uomini con gran sollecitudine.

Trento è circondato dai Tirolesi, molte famiglie son fugite, i pochi Francesi che sono a Roveredo attendono le notizie per ritirarsi, o altro.

È passato il corriere del vice re detto Mustacchina ier sera dicendo fra tre giorni sentirete la pace stabilita.

 

20 [agosto 1809]

Totalmente falsa la notizia che si diceva di Roma, discorsi oppositi, e ordinari.

Questa notte son retrocedute a Verona senza passar per città le truppe ch’erano andate alla Piave, e le nostre comandate di ritorno a Verona quantunque giunte il giorno innanzi. Da questa operazione, e da un proclama del prefetto si vuol supporre qualche discesa dal Tirolo.

Gran silenzio d’ogni cosa, ma o pace o guerra deve svilupparsi a momenti.

Si prende continuamente villici in prigione, si fucila, e se ne fa partire diversi anche vecchi. A Schio non v’è gran tranquillità per la vicinanza dei momenti.

Sempre Inglesi a Trieste a Fiume alle 7 Isole. Russi che partono da Venezia, Valli che si sommovono, ritirate, e guerre, ciarle d’ogni colore e inverisimili, poi si resta colla nostra solita stalia, e ogni bollettino, ogni corriere sembrano annunziatori di pace, e infondo i propri imbarazzi sormontano la piena delle cose pubbliche, e fanno vivere in mezzo agli uomini come in mezzo alle fiere, stante che molti per sollevar ai propri guai, si formano un piacere d’insultar quelli degli altri.

 

23 [agosto 1809]

Questi pochi giorni a Isola mi han fatto provare il ramarico di vedere l’avvilimento di tutti, la rovina d’una quantità di famiglie, che han perduto degl’individui interessanti, e lo sconcerto di chi ha qualche cosa e vien aggredito per supplire ai disordini commessi dalla massa dei miseri.

Le nuove del Tirolo son sempre eguali cioè ripieno di gente, con truppe regolata, e quantità di fuorusciti, le voci sono che presto discendino o per ordine o per bisogno. Lo spavento di Schio è sommo, e tutti quei contorni danneggiati hanno un timor panico superiore forse al pericolo. Iddio provvedi con un fortunato sviluppo.

I Francesi ebbero ordine di partir tutti, ma un contr’ordine tranquillizzò la città, e il territorio.

Nulla si sa, e si sente il solito cannone.

 

27 [agosto 1809]

Ai 23 giunse la liberazione dei nostri arrestati della commissione tedesca, ma la sentenza è riflessibile. Tornieri libero e assolto sul momento con eloggio di aversi prestato all’approvigionamento della sola armata francese. Antonelli libero egualmente, ma senza eloggio. Bissaro assolto, ma libero solo ai 27 di settembre che compirà li 4 mesi del suo arresto. Il commendator Trissino assolto, ma per aver vestito abiti di più colori, precisi termini, e rimarrà arrestato fino ai 29 novembre, in cui compirà li mesi 6. Tutti quattro decaduti per sempre da qualunque carica, e impiego.

Si dice prolungato l’armistizio. Non si comprende tanti ritardi, chi vuole una nuova guerra, chi la spedizione inglese che imbrogli la cosa, certo è che tutto è misterioso e incomprensibile. Il Tirolo è rippieno di gente, ma v’è chi sostiene che non vi sia che i soli insorgenti.

La Jarossi venuta con un commissario francese racconta che a Edimburgo sua dimora per 15 giorni non si credeva l’armistizio. La battaglia di Wagram sanguinosissima, gran valor tedesco, ma al solito poca direzione, e un punto solo mal condotto decise della vittoria. L’arciduca Carlo assai lodato dai Francesi, si dimette o vien fatto dimettere dal suo generalato3. Si crede una nuova guerra, e non si confida nella direzione del loro sovrano. Le pretese di pace eccedenti. Gran abbondanza in Ungheria nell’annata. Il crocione effettivo costa 7 fiorini in carta. Aveva tre strade per venir in Italia per la Croazia ma rippiena di Tedeschi, per Clagenfurt ma poco sicura, e scelsei per Gratz. La dimissione dell’arciduca Carlo fu ricevuta con entusiasmo dalla Germania, il suo ajutante Grion vien accusato, e l’arciduca coi suoi legami col duca Alberto di Sassonia Teschen vien supposto di aver comunicato ad esso i suoi piani. Ma già che perde trova sempre dei rimproveri da fare.

 

28 [agosto 1809]

Gran cosa interminabile è il processo dei villici, gran prigioni, e continui fucilamenti. Dio mandi la pace, o un termine a tanta disgrazia.

Continuamente giunge poca truppa, e ne parte.

Si sente il cannone, ma non si sa mai nulla. Gran remora d’armistizio, di pace, o di guerra, v’è chi tiene ancora per quest’ultima con Russi, e Turchi. Il Tirolo sembra l’insurrezione permanente. Chi vuol che vi sia i Tedeschi, chi i loro abiti. Trento e Roveredo sembrano evacuati dai Francesi. Come debba finir la cosa il Cielo lo sà.

Vi fu un fuoco fatuo assai significante veduto da tutti, e di gran splendore. Dio faccia che le accensioni umane terminino una volta egualmente, e ritorni a noi una tranquilla vita.

La nostra società presenta il quadro della fallisione universale, il mercante non ha comercio, l’artiere non ha lavori, il possidente non riscuote, chi è arrabbiato per un conto, chi per l’altro, cento falsità circolano, e sempre succede quel che non si attende. Infine noi viviamo una vita convulsa e affligente.

 

29 [agosto 1809]

Son passati l’altro giorno due soggetti italiani Clerici e altro che sembrano corrieri di pace presso la vice regina.

Contuttociò le voci di guerra si mantengono, la resistenza del Tirolo è riflessibile, si sente il cannone, vengono dei feriti dalla porta di Santa Lucia, e si batte all’improvviso la generala, e fa partenza il più possibile di soldati. Tanti prolungamenti non si sa comprenderli.

 

30 [agosto 1809]

Son ordinate molte requisizioni per passaggi, chi dice gran corrieri, ma essi lasciano notizie, e in progresso non se ne propalla alcuno.

Si dice di nuovo il vice re di ritorno. Infine si può creder fatta la pace, ma si può dire ancora delle altre cose. Il Tirolo nostro visibilmente resiste. Nuove di Germania giamai, discorsi confusi di colà, gran remore certo, e gran mistero.

Qui intanto si fucila continuamente dei villici, e il nostro pedemonte presenta il quadro dell’avvilimento, e del dolore. Quei fortunati paesi che poco o nulla han risentito in 13 anni di guerra, e di saccheggi, provano ora in un colpo dei disastri assai maggiori.

V’è la compagnia reale La Pelandi, Marini, Blanes, e Bettini si distinguono, ma la scelta assai cattiva delle rappresentazioni fanno torto al loro buon gusto.

 

31 [agosto 1809]

Le nuove di Udine sono particolari. Il vice-re col suo Quartier generale è a Clagenfurt, molta truppa passa per qui, molti vogliono guerra, e come le truppe tedesche sono disseminate, così Napoleone fa un nuovo piano, se i Tedeschi son soli l’affar non par lungo, i Russi son sempre l’enigma di già spiegato del giorno per ognuna delle potenze belligeranti, questi potrebbero formare una guerra di compenso se si dichiarassero. Si sparge il console russo a Venezia arrestato, la gente dei brick prigioniera. Ma forse la pace sarà conchiusa, e si capirà una volta la curiosa resistenza del Tirolo.

 

Primo [settembre 1809]

Siamo giunti a questo mese senza crederci ancor non certi della pace, la battaglia di Sacile, i ponti al Danubio, la presente spedizione inglese sono stati dei punti rimarcabili, ma l’esito farà vedere ciò che ha voluto disporre la Providenza.

Oggi da Schio giunse notizia del nuovo ingresso dei Francesi a Roveredo, e a Trento, da Verona si dice che i Francesi sieno invece retrocessi fino a Dolcé. Tali sono sempre le nostre nuove. Arriva gran biade in città per non rimaner senza esse, e senza l’importo. Si fa dei preparativi per arrivo di truppa. Veramente il caos è sommo. Il Tirolo è un ghiribizzo curioso, la spedizione inglese è significante per l’Olanda. Le trattative di pace così insolitamente prolungate fanno credere cento lunari, e si può credere più d’un abisso, se il solito giro delle cose non ci facesse supporre il medesimo andamento.

 

2 [settembre 1809]

Non si può figurare i discorsi che si fanno. Passò di qui un console russo con vari ordini arrestato, e passa a Fenestrelle.

Si dice gran sconfitta dei Tirolesi al duca di Danzica.

Si crede guerra, e si teme molto il teatro di essa fra Clangenfurt e Verona.

Regna il più alto silenzio. Da tante, e svariate congetture io crederei che con l’Austria sia tutto terminato, che si attendi l’esito della spedizione inglese, e che quando questa sia per dissiparsi Napoleone voli colà a dar l’ultima mano colla pace conclusa in Germania. Questi sono i soliti colpi di scena: se però la Russia alleata, i avvanzi dell’Austria, la tarda spedizione inglese potessero dare un impreveduto turno agli affari, lo crederei uno di que’ prodigi, di cui l’esperienza non ne ha ancora dati gran saggi.

Si attende a San Biaggio Scorza alle finanze per esser demandato alla corte speciale; vi sarà assoggettato ad essa anche il padre Freschi Ruoto.

Non si sa nulla di Parise, e non si parla dell’arciprete di Recoaro, Tassoni, De Lucca, e Banca.

A Schio si vive in gran timore, il Tirolo ripieno riesce il riempitivo de’ discorsi.

Si fucila tutti i giorni; faccia il Cielo che cessi tanta disgrazia.

 

3 [settembre 1809]

Ieri grazie al Cielo è stata soppressa la commissione militare, e tutti i processi verranno ora portati alla nostra corte speciale.

Gran andirivieni, e confusione di truppe di tutti i colori. Vengono da Santa Lucia, vanno a Verona, ritornano verso la Piave, poi ritrocedono, infine un giro continuo dei medesimi volti mezzi disperati da una fatica che sembra inutile.

Il secco è sommo, il cielo promette pioggia, ma si sostiene, e le cose fisiche prendono l’andamento delle morali.

Oh Dio in qual frangente noi si troviamo, o una pace che dileguerà tante nebbie, e fisserà un destino, o una guerra con tutti i caratteri di accanimento. Dio provedi all’immensità del bisogno, e ci faccia una volta viver tranquilli.

 

4 [settembre 1809]

Gran spavento a Schio, colà non ha dormito niuno questa notte; da Valarsa si avvicinarono 200, o Tirolesi, o briganti, i Francesi ch’erano a Piovene vennero richiamati in Schio. Il podestà venne costì. Pare che il nemico ritrocedi, ma non è lontano che un miglio.

Il vice prefetto d’Asiago è venuto qui con tutta la sua famiglia.

A Bassano molta paura.

A Verona egualmente; vi è colà volata la poca cavalleria che avevamo.

Si dice il nemico che discende, sieno i nostri fuggiti in Tirolo, e non ammessi nei loro regimenti, se ciò fosse sarebbe una cosa orribile.

Napoleone sembra partito per Parigi. Si crede la pace. È passato un uffiziale che ne sembrò apportatore.

Ma finora il silenzio è al più alto grado. La spedizione inglese sembra significante nelle sue primordiali operazioni. La Spagna non offre un quadro al solito trionfante. La Germania sembra diretta da un piano che non può venir distrutto che dalla conclusione della pace. Infine noi vediamo giorni, e mesi a scorrere nella incertezza, nella rovina, e nei timori. Si dice il Santo Padre a Savona, molti vogliono che ritorni in Roma. Dio protega la cosa secondo la sua misericordia.

 

5 [settembre 1809]

Viene ordinato dei forti ponti a Lisiera, e si fa degli approvisionamenti. I riscaldati dicono, o guerra, o ritirata, o pace, e ciò con un callore inusitato.

Il Tirolo par dipendente dagli avvenimenti, e non v’è finora alcuna mossa per discendere.

La Germania, la Spagna, la gran spedizione, e il contegno dei Russi, e dei Turchi fa vedere un affare talmente grande che la fantasia si stanca. S’è poi conclusa la pace tutto sfuma.

 

6 [settembre 1809]

Oggi si sparge che si faranno due campi uno al Bacchiglione, l’altro all’Adige di 10 mille uomini, chi dice per il Tirolo, chi per guerra. Si dice che queste truppe sieno vicine. Gran sospensione, gran oscurità. Certo ciò non dimostra gran caratteri di pace.

Molta truppa Italiana partirà domani fuori della famosa porta di Santa Lucia, i soldati dicono per presto ritornare indietro. Veramente 4 o 500 soldati vi vanno, e vi rivengono continuamente.

Il Tirolo resiste, e si vuole che sieno alla Chiusa, e certo avvanzati dapertutto, ma non discendono. Si vuole qualche concerto coi Svizzeri.

Il giornale ha un supplemento voluminoso di politica sulla rivoluzione che si pretende volesse far l’Austria colla guerra presente. Ciò non indica pace, mentre tutti questi imbrogli verrebbero sopiti in una pacificazione.

Io non sò i maneggi politici, ma certo è che gran parte dell’Europa è in movimento, che i due partiti vogliono vedere una decisione, e che l’affare è più grande di quello che si potesse supponere. La Providenza che ha nelle sue mani la sorte dei popoli, e degl’imperi ponga un termine all’ambizione, ai ragiri, ai precipizi, ai deliri che più possono pregiudicare alla misera umanità, noi sottomessi all’Onnipotente aspetteremo in silenzio quel risultato che la sua misericordia saprà raddolcire per noi qualunque esso sia.

 

7 [settembre 1809]

Si attende da Milano il ministro della guerra. Niuna novità, ma una somma sospensione, e mistero. Alcuni uffiziali italiani scrivono da Vienna, e da Edimburgo.

Parlano con trasporto della bella capitale, con orrore di tutti i paesi della Germania misera, niun sollievo di società, e gran differenza dal giardino dell’Europa: si scorge in queste lettere una gran paura di prolungazione di guerra, di stenti, e un gran discapito nel non conoscere la lingua tedesca.

 

8 [settembre 1809]

Si sparge che i Tedeschi sieno entrati in Trieste, noi non vediamo altro che stalia di cose, e silenzio. Passano dei centinaja di soldati da Santa Lucia a Verona, e da Verona a Santa Lucia per ben 10 volte, e sempre i medesimi. Cosa sia questo immenso imbroglio non si sa. I ponti, le provigioni, il ministro della guerra denotano una cosa, il fatto la riduce a nulla. Del Tirolo si si mostra annojati di parlarne. Sembra che i Tirolesi vogliano diffendersi in casa loro, e niente più. Se Austria è sola la guerra par inutile, se la pace è fatta tutto è una chimera. La forza francese è così grande, che sembra un leone molestato da degli insetti, il di cui slancio stabilisce una rovina per essi, quando un prodigio non riducesse a dei limiti una grandezza che darebbe troppo vanto alle cose umane.

 

9 [settembre 1809]

Gran ciarle, e niente di fatto. Il ministro della guerra non giunge mai, noi non vediamo, che la furlana dei medesimi soldati dalle porte significanti di Santa Lucia, e del Castello. Ogni partito suol tremare, e sperare in un medesimo giorno, frattanto il fisico, e il morale di ognuno è in combustione, e le borse vuote a tutti senza eccezione, e le rissorse aeree. Il nostro destino pende dalle più menome circostanze, la sola religione può confortare gli spiriti, ogni vanto umano di gloria, d’ingegno, di prosperità si trova sobbissato, o almeno incerto per qualsisia opinione. Dio solo regna, e i suoi imperscrutabili giudizj nella più gran evidenza, sotto a un così immenso, e buon padre dobbiamo confidare, e affidare la nostra sorte.

 

10 [settembre 1809]

Domani è cinque mesi che è cominciata l’ultima guerra dell’Austria, e l’Austria esiste, questo è un fatto, il resto è tutto dubbioso. Quali sieno i motivi di questi straordinari ritardi, di questa inusitata sospensione il tempo lo decifrerà.

Si parla del Tirolo, del general Barbon, delle sue monete, dei suoi proclami, e niente si sa di preciso. I militari francesi non amano di cimentarsi in tal guisa, i pericoli riescono troppo ineguali, e lo dicono. Il padre Tassoni è passato dal torrone in arresto a Santa Corona per motivi di salute. È salito un pallone senza effetto, e si grida di queste continue scioccherie.

 

11 [settembre 1809]

Parte tutta la truppa, ciò non può piacere colla nostra vicinanza dei monti.

Si dice guerra, e si parla che sia cominciata le ostilità al Lisonzo.

Il senator Bologna scrive da Milano: la voce si sostiene d’una prossima pace.

 

12 [settembre 1809]

Si tiene per certa la guerra.

La nostra truppa è partita parte per Bassano, parte per Verona. Ci è rimasta un po’ di cavalleria.

Si ode al solito il cannone, ma ora da varie parti, si vuol però o discese, o pubblicazioni di pace.

 

13 [settembre 1809]

Oggi è tutto pace conclusa. Il prefetto, i fogli, e gli uffiziali la dicono così.

Le truppa qui che girano, e son quasi tutte partite, e il cannone che si sente questo è per il Tirolo, che a pace pubblicata si acquieterà. Quelle che sostengono la guerra dicono, che la flotta Inglese e Russa abbiano di conserva bombardato Trieste. Vedremo il vero fra poco.

 

14 [settembre 1809]

Chi vuol certa la pace, chi cominciate ai 3 le ostilità, e le nuove di già venute quello ch’è certo al solito è una incomprensibile remora. Il Tirolo resiste. I pochi soldati qui fanno la furlana, e ne sono annojatissimi.

Si pretende che il comendator Trissino abbia supplicato a Milano di terminar il suo arresto in propria casa, e ne ha avuto la negativa.

Degli altri arrestati non si parla.

Le prigioni son rippiene di villici.

 

15 [settembre 1809]

Tutto è silenzio, passano dei corrieri, non si sa comprendere una così lunga stalia di cose. Che si trattasse mai la pace generale? Che Napoleone sia amalato? Tante sospensioni dopo un armistizio di quella natura, molti dicono la guerra, ma se ciò fosse Napoleone non starebbe ad aspettarla. Infine, ignari del fondo reale delle cose non si sa cosa creder, e solo si confida in ogni mode nella Divina Providenza.

Il Tirolo è al solito, solo nei monti vi sono delle rapaci scorrerie dei fuorusciti, che si dicono represaglie, ma si ruba, si abbrucia le case, e tutte le ville conterminanti tremano.

 

16 [settembre 1809]

Gran ciarle delle ostilità cominciate l’immobilità delle cose è certa, il resto non si verifica mai i giorni appresso. A Monteforte, a Soave gran timori perché delle partite di briganti fanno degli orrori. Non v’è truppa in alcun luogo. Si pretende che glche disertano dalla Spagna passino a ricoverarsi in Tirolo.

17 [settembre 1809]

Gran gente giunge da Santa Lucia, soldati, carretti, donne, uffiziali, e bagagli, si dice depositi, ma questi pajono i soliti indizi di guerra.

Sarossy scrive che Bonacossi teme di dovere rimandare la moglie. Un collonello francesi da Milano scrive: la perfida Casa d’Austria ha ricusato due volte di sottoscrivere la pace, peggio per noi, perché le sue forze sono ancora considerabili, e la condotta equivoca della Russia non conforta.

Si sente a Como degl’insorgenti. Infine oggi noi tremiamo di tutto.

 

18 [settembre 1809]

Più di 2000 soldati vengono da Santa Lucia disarmati, e un riflessibile passaggio di cassette vuote da munizioni, e bagagli, si dice anche che il Quartier generale del vice re sarà in breve a Vicenza. Il prefetto sparge che verranno 30 mille uomini dalla Francia. I sostenitori di guerra la credono certa. Ma la pacatezza della cosa, il niun rumore di nulla può anche indicar la pace. Fra poco si scoprirà l’arcano.

La corte speciale ha giudicato innocente il padre Freschi Ruoto, anzi non ha trovato materia di assoluzione. Gli arrestati di Udine vennero qui da Milano liberati.

 

19 [settembre 1809]

Oggi è cessato il passaggio dei depositi.

Il senator Thiene scrive all’avvocato Scola preparate la toga che la pace è conchiusa: essa farà stupire il mondo. Il procuratore regio dice che in questa settimana si pubblicherà la pace. V’è chi tiene ancora per la guerra, ma l’andamento delle cose è pacifico, e non v’è quel consueto fermento e vociferazioni che sogliono annunziar la guerra.

Si dice che la Spagna è una caldaja formidabile per i Francesi. Gl’Inglesi pare che abbandonino l’Olanda. Il prolungato soggiorno di Napoleone in Germania senza guerra, tutto ciò unito, fa sperar la pace generale.

 

20 [settembre 1809]

Questa notte è passato il nipote di M.r di Mejan per Milano, e non disse altro alle molte ricerche di Germania, si parla di pace, ciò che sconcertò diversi.

I fogli, le lettere di Milano in questo ordinario tacciono assolutamente.

Venne ordine alle truppe stazionate in Schio di partire alo momento. Quel disgraziato paese trema e per la vicinanza del Tirolo con somma ragione.

Le tenebre son folte, ma oggi non sono tranquillizzanti si può temere un’irruzione di Tirolesi.

Oggi termina il prolungato armistizio. Ci sarà pace, o ci sarà guerra, niuno potrebbe asserire ne una cosa ne l’altra.

Il generale Castella improvvisamente è partito per Verona, e si vocifera tumulti in Trevisana.

Qui sono partiti li pochi cannoni che avevamo.

 

21 [settembre 1809]

La cavalleria venuta da Verona deve domani ritornarvi. Si parla di Tirolesi e di timori.

Qui siamo senza soldati.

Se la pace è fatta tutto è finito, ma se c’è di nuovo la guerra le cose fanno tremare.

 

22 [settembre 1809]

I Schiotti vengono a profluvio a Vicenza. Partite di briganti fanno tremar quei contorni, e minacciano Schio. Qui dicono di aver firma del general Barbon, [Andrea Hofer] il quale comanda loro di non far male ad alcuno, ma di farsi dare dalle Municipalità il loro bisogno. Ma questo bisogno si è cioè cavalli, panni, vittuaria, eccedente ec. La privazione totale di truppa, il malcontento deciso del contadino, della plebe, e le strettezze del giorno fan tremare tutti.

Come mai queste piazze senza potervi lasciar truppa? Qual destino pende sopra di noi.

Nulla si comprende, e si ciarla sino alla nausea. Dio provedi con un pronto soccorso la deciferazione di cose, e di benedizione.

La prefettura è imbarazzatissima; non sa qual ripiego prendere, il generale Castella ritornato da Verona dice di andar a veder Venezia, e ciò non piace.

 

23 [settembre 1809]

La fuga dei Schiotti, e dei Thienesi è somma: sulla sera venne tre giudici di Schio dicendo che il vice prefetto è passato a Thiene, che in Arsiero vi è molta gente, la quale incrocia per le Seghe di Velo, Meda, per essere domani a Schio. La prefettura sparge di essergli giunta la notizia dell’ingresso dei Francesi a Trento per la Rocca d’Anfo. Le nuove qui erano ben diverse dalla parte della Chiusa, ma ciò sarà stato un artifizio per distrar l’attenzione.

Qui non vi è soldati, e vengono molti uffiziali e legni dalla parte di Santa Lucia. Se il Tirolo è sottomesso forse si sentirà la pace, ma in ciò il silenzio si mantiene ancora.

 

24 [settembre 1809]

Tutto dorme oggi. Si sente che alle Seghe [Seghe di Velo] i Tirolesi o sia briganti han condotto seco due persone l’una delle quali don Bernardin Ciscato.

A Schio si muore dalla paura, e ragionevolmente perché espostissimi, a Thiene ancora, colà vi sono le cariche di Schio. Qui abbiamo venti di cavalleria, e la nostra Guardia Civica ha convenuto spedirla a questi poveri paesi per rincorarli colle vociferazioni.

Nulla si Traspira per Verona, e l’ingresso dei Francesi in Trento sarebbe troppo interessante per non vederlo sui Cantoni. Dalla Piave sino a noi nulla si sa. Un uffizial francese giunto ieri dice l’armistizio ancora prolungato per 4 mesi.

La circostanza nostra è angustiante, potrebbe risolversi in nulla, ma siamo esposti come si troviamo alle più disgraziate vicende. Tutto è nuovo in questa guerra, e simili ritardi non erano presumibili. Dio ci ajuti!

 

25 [settembre 1809]

La nostra truppa civica si è acciuffata coi briganti fra Arsiero, e Velo, due briganti restarono morti, ma il campo rimase ad essi. Magenta ha fatto gente avendo ordine da Milano di spendere ciò che occorre, e dimani anderanno contro l’inimico. Magenta andò a Thiene.

Da quel che apparisce i Tirolesi han troppo di che fare in casa loro per discendere, e ciò non potrebbe accadere che in caso di guerra, e guerra fortunata per i Tedeschi. Dunque l’affare si restringe al più in due o trecento briganti. Orrore per quei poveri paesi, e timore di eccitamenti ec., dunque si crede espediente di diffendersi. Se la diffesa è valida non v’è questione.

Tutto Schio, tutto Thiene è a Vicenza, le cariche son volate, e Serbelloni è ancora a Thiene. Domani deve venire per sposare la signora Marzari sorella del famoso bottanico. Vedremo.

Le notizie pubbliche dormono. Per noi i briganti sono i più vicini a noi, e formano al presente i nostri timori, e le nostre pene.

Si sentì a Ferrara dei tumulti. Si vive molto male sino a che alla Provvidenza piaccia di liberarci da tante e inusitate angustie.

 

26 [settembre 1809]

Giunse lo sposo vice prefetto di Schio, dicendo che i giandarmi, e la nostra truppa civica han fatto allontanare i briganti, e che si attende da Treviso mille Francesi.

Ma quei contorni tremano. Qui a sentire gli uni pare che tutto il mondo sia in sollevazione, Napoleone imbarazzato negli affari di Germania, di cui ne vorrebbe esser digiuno, minacciato dalla spedizione inglese in Olanda e in altri luoghi, e consunto dallspagnuola, e che una pace dettata dalla Russia possa solo salvarlo, o una guerra di popoli e di nazioni lo circondano.

A sentire gli altri le popolari sollevazioni sono chimere che non danno pensiero, e a tempo opportuno saprà Napoleone farle cessare. La sua stativa [sosta] in Germania così prolungata, un centro di politica da cui ricaverà i soliti risultati dell’accompimento de’ suoi disegni, e una trattativa efficace di pace generale.

La spedizione inglese andata a vuoto, e inutili altri disegni, attesa la stagione. L’affar della Spagna conservato in mezzo alle più gran diversioni prova la forza francese, e la facilità in progresso della sua totale conquista. Una guerra poi di popoli e di nazioni verrà da Napoleone sconcertata dal suo genio, e gli abbattuti Tedeschi, i scarsi Russi, la poca unione dei popoli di germania, non pajono degli ostacoli rilevanti. Tali sono le umane congetture; la Providenza solo può dar alle une, o alle altre quel compenso che avrà decretato nei suoi imperscrutabili giudizi, e che farà vedere che le speranze, i deliri gli accecamenti non sanno mai di norma a chi vede più di noi. Qui intanto si vive nelle sue mani abbandonati da quel che pare da ogni umana assistenza.

 

27 [settembre 1809]

Oggi tutto è tranquillo. I briganti si sono allontanati. La truppa civica è in Arsiero.

Tutti i giudici di Schio sono per colà partiti, e il vice prefetto. È arrivato 400 Francesi da Venezia, si dice che domani passeranno a Thiene.

Da Verona si sente che i Francesi sono a Roveredo, e a momenti a Trento.

V’è chi dice che questo subitaneo ritiro di una gran moltitudine di Tirolesi che vi sono indichi una battaglia in quei paesi. Le nuove di Germania, dettrato i preparativi di guerra tutti collimano a credere la pace, e spargono degli armistizi di 4 cinque mesi persino coll’Inghilterra.

Qui intanto sollecitato il termine del prediale, e privazione di numerario, e di riscossioni.

 

28 [settembre 1809]

I Francesi sono a Trento, ma dalla parte di Verona si sente oggi un forte cannonamento.

Qui i briganti si sono allontanati, ma la truppa civica è in Arsiero, e 300 Francesi a Thiene.

Si parla di armistizi, molti credono la pace, e i fogli danno la guerra; l’enigma di prolungamento è così grande che ogni congettura par probabile.

 

29 [settembre 1809]

I briganti del Pedemonte sono aquietati, sembra che venissero per vivere. La nostra truppa civica non sofferse nulla, ma le dicerie erano di gran feriti, e morti. Sussiste che i Francesi sieno verso Trento, ma niente si sà. Niccolò Bissari venne oggi posto in libertà.

Si fa lunari [si azzardano previsioni] sulla pace, e sulla guerra, ma niente decifra il grande arcano. Solo la stativa di Napoleone in Germania deve produrre dei gran risultati. Dio faccia che sieno sopportabili alla misera e stanca umanità. Si anticipa il pagamento dell’accresciuto prediale. La privazione di comercio, di numerario, e le derrate e industrie inutili, formano il secondo tomo dell’odierna politica.

 

30 [settembre 1809]

Chi vuol il Tirolo conquistato con 4 colonne francesi, chi lo vuol resistente, e sbuccante ogni momento. La Germania colle armate a fronte a Napoleone a Sembrun forman l’oggetto dei più perduti pensieri. La tempesta e il sereno sono nelle mani di Dio, e pende per noi la destinazione la più decisiva. Le affligenti nostre circostanze, la smania di volere e non volere di veder un fine formano una vita di un nuovo genere di angustie.

 

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