segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

[con aggiunta delle date esatte tra parentesi quadre]

 

 

[segue 1809]

P.mo luglio 1809

È partita sul momento per Venezia la Baraguay d’Illiers mendicando pretesti. Gran discorsi sulle giornate 21 e 22 maggio. Si dice presa la città di Rab in Ungheria dal vice re. Si discorre assai della discesa dei Tirolesi in Baviera. Si dice quel re in Svizzera, e la vice regina e visitarvi suo padre. Il re di Sassonia a Francfort.

Se noi vediamo la sola metà a verificarsi si può gridar miracolo, mentre umanamente pareva incredibile.

Gran sussurri a Schio per il dazio macina.[La "rivolta dei Briganti " sta maturando. N.d.R.]

Il vescovo ordinò di chiuder le chiese a mezzogiorno, e la sera alle ore 24.

 

2 [luglio 1809]

Nessuna novità corre in oggi. Ma la società presenta un quadro convulsivo riflessibile. I mali d’ogni genere ci circondano i guasti, i pagamenti, le tempeste, gl’insorgenti, la non sicurezza delle persone la sera, l’incertezza e l’angustia sono il nostro appanaggio. Per le nuove di guerra il silenzio è la norma delle persone di giudizio, e il timor degli arresti ne ferma ancor un buon numero. Ma il volgo si abbandona a una esaggerata certezza di cose, e ride sui bollettini che vede affissi non credendo nemmeno al vero se vi fosse. L’esaggerazione degli uni viene sostenuta dalla decisa sospensione degli altri. I corrieri passano e non parlano. Ma il vero peso che si sa è questo. Gl’insorgenti esistono ma non pajono certo un numero da decider in grande. Napoleone è a Schoenbrun e pare che fatta la sua ritirata ai 23 di maggio concentrata la sua armata da quell’epoca non si è mosso. Se ciò derivi da gran perdite, o da piano questo resta a decidersi. I Russi s’incaminano con alla testa Alessandro, e Costantino, pajono decisi di agir ostilmente contro l’Austria, se ciò è vero, non si comprende come gli Austriaci intanto non tentino qualche cosa. L’arciduca Ferdinando si ritira dal Russo nemico, e l’imperator Francesco chiede nei giornali del Russo nemico la sua mediazione per far la pace con la Francia. Cosa sia questo imbroglio il tempo lo decifrerà. Il vice re ha preso Rab, e i Tirolesi minacciano la Baviera. V’è chi crede l’arciduca Ferdinando a Dresda. Questa caldaja questo bulicame questo ghiribizzo forma l’oggetto dei più svariati discorsi. Io per me tengo che un miracolo può solo ridur le cose secondo i piani della divina Providenza, e i suoi occulti giudizj; ma umanamente la fortuna, il genio, le rissorse la russa alleanza e cento mille cose non fanno travvedere che una tal quale esistenza della casa di Lorena in cambio del suo annientamento totale.

 

3 [luglio 1809]

Tutto il territorio è in riflesibile tumulto per il dazio macina, si tien chiuse le beccarie e a Valdagno saranno in mille insorti. Il prefetto scrisse a Milano per l’attualità dei momenti presenti ma il rescritto fu di seguir l’ordine, ma la prefettura non ha forza di farlo eseguire.

Da Santa Lucia ritrocedono 5 cannoni, e munizioni; si dicono discese di Tedeschi, e fuga di gente in carica.

Si vuol sostenere di aver sentito in prefettura; non vi è più caso di far tacere, la lunghezza del tempo scopre tutto.

Si dice che il senator Thiene scriva di andar a Parigi e che sieno venduti questi paesi per la quarta volta.

Sua moglie doveva partire per le sue settimane di Dama di Palazzo prima del primo luglio, ma ora pretesta degli affari.

Sui giornali si rimarca molti principi a Francfort, e un anderivieni di vociferazioni ma nissun fatto. Dio provedi all’immensità della cosa!

 

4 [luglio 1809]

A Valdagno Trissino Schio gl’insorti si sono acquietati avendo il prefetto trovato il mezzo termine dei bollettoni da mandarsi ogni settimana al dazio. A Malo sulla sera si sentì una sollevazione, e i picchetti arrivavano fino a Castelnuovo, cogli abitanti nulla succede, ma le cariche fuggono tutte.

Si sente una gran vittoria francese al Danubio, ma par destituta di fondamenti, perché nata ai 27 del decorso e proveniente da Parigi. Si voleva in prefettura suonar le campane, ma il prefetto vuol aspettar conferma. Gran vita è la nostra in mezzo a guai di nuovo genere; siamo circondati da disgrazie esterne ed interne. Dio dia un termine a una posizione delle più allarmanti al pensiero.

Gli arrestati nostri vivono in pena, son ben alloggiati, ma la lunghezza del tempo, e il dubbio dell’avvenire li angustia.

5 [luglio 1809]

Tutto acquietato verso Malo, e curiosa la ricerca fatta dai poveri villici sopra il memoriale al governo dettato da essi in Malo alle poche cariche rimaste, quasi pacificamente le condussero in piazza, colà a una tavola tagliato il bollo alla carta fecero scrivere di essere in tutto ripristinati alle leggi del 1796, cioè non più coscrizione, non più carta bollata, non più testatico, non più casatico, ne dazi esorbitanti. Già aperti i molini, e le botteghe di comestibili tutto si tranquillò.

Si sentiva già che nella Camisana v’era del gran fermento, ma alle ore 5 pomeridiane si seppe che all’Anconetta [località a 2 Km da Vicenza, sulla strada di Treviso] vi era 1500 uomini tumultuati che venivano in città alla prefettura. Lo scompiglio nostro fu sommo, già moschetto, e mascoli per finger cannoni, e grida, e fuga di contadini ec. ci facevano tremare, le cariche non si lasciavano trovare, mandati emissari seppero che volevano libero il dazio macina, e che altrimenti 3 colonne sarebbero entrate in città dalle porte Santa Lucia, Padova, San Bartolommeo. La prefettura che non poteva derogare alla legge sennon astretta con immente pericolo, mandò i bollettoni a gratis per la macina subito si aquietò tutto.

Questi tumultuati trovarono due granatieri francesi, ai quali dissero noi non l’abbiamo ne coi soldati ne con alcuno, ma noi vogliamo mangiare, e non possiamo vivere se ci vien tolta una facilità in questo. I soldati felici, loro diedero ragione vennero con essi alle porte della città, e confortarono con ciò i loro pochi compagni che guardavano le porte. Dio ci ajuti mentre esso ci mostra la possibilità d’ogni grazia, e flagello basta che noi sappiamo prevalercene per impietosirlo.

Tutto il territorio è sollevato, ma di mano in mano si va aquietando, ma simili cose tanto lontane dal nostro uso allarmano, e la privazione totale di soldati, ci fa bramare una pace che dia termine a tante angustie, e ponga se possibile un quieto vivere.

 

6 [luglio 1809]

Tutto il territorio in sollevazione e il proclama dei bollettoni gratis è limitato ed insignificante. Ciò fece che quei della Camisana allontanati dalla città in cambio di andar alle loro case si avviarono a Sandrigo fermando tutti i pubblici corrieri che vanno e vengono dall’estero, e scortando gl’interni con protezione, non facendo nulla ai particolari, ma li costringono ad andar disarmati alla loro testa, l’hanno col governo per la macina, e s’impossessano delle casse delle Villiche Municipalità brucciando tutte le carte. Verso sera si sente che quelli di Recoaro Valdagno Montecchio in numero di 2000 vengono alla volta di Vicenza, suonano da per tutto campana martello, si dice che non si accosteranno in città che domattina. Tutta la costernazione regna fra noi quantunque finora non vi sia nulla da temere per il generale, ma la prefettura è silenziosa e non si sa il ripiego che prenderà. Dio abbia pietà di tante calamità.

Gran nuove si spargono, si dice tagliata fuori l’armata in Ungheria, e il Quartier generale a Vienna per la ritirata dei 26 decorso. Si dice discesa di truppe dal Tirolo ec. per i 12 del corrente.

 

7 [luglio 1809]

Questa mattina era un vero campo di battaglia fuori della Porta del Castello a ponte Alto. Due mille uomini volevano entrare in città per andar alla prefettura. Questa fece armare 400 Francesi che qui erano per accidente del deposito degli Ospitali. Fecero chiuder tutte le porte della città botteghe, e ognuno era chiuso in casa propria. L’arciprete di Noalle [=Noale, frazione di Valdagno] quasi persuase i contadini di mandar memoriali, e desistere di entrar in città, uno sparo di fucile successo per accidente dai Francesi fece tutto ad un tratto cominciar la mischia, quasi dopo le prime scariche tutti i contadini si diedero alla fuga verso i colli, si fece 30 prigionieri, qualche morto, e un signor di Valdagno Flori sforzato ferito: alle 10 della mattina tutto era terminato. La comozion nostra era generale, tante guerre sofferte non ci fecero provare un sentimento più intimo e indiffinibile. Tutti i cittadini si armarono per ordine per l’interna tranquillità.

Si credeva tutto sbaragliato, ma alle 4 del dopo pranzo comparvero verso la Madonna di Monte 200 contadini, i Francesi vi corsero, e con poche scariche allontanarono il pericolo. Ma tutto il territorio è sollevato. Campanna martello continuo. Tutti sforzati ad unirsi ad essi giovani, e vechi minacciando di bruciar le loro case. Saccheggi a tutte le cariche e supposti energici. Brucciamento di tutte le carte, registri e bolli ec. dapertutto ricercano vino, e ciò non minora il disordine. Un travviamento disgraziato. I primi volevano esser esenti dal dazio macina, poi i forzati, e birboni che si uniscono formano un numero riflessibile, e nuove ricerche [richieste]. Non hanno discrezione alcuna e si fanno vedere da un momento all’altro dapertutto. Ora che vengono respinti dalla città si diriggono ai monti per formar un gran numero per ritornare come essi dicono. Un nuovo proclama di esenzione quasi di macina ha aquietato il comun di Trissino, ma manchiamo, o non cerchiamo persone atte alla persuasione. Questo proclama da principio avrebbe sedato tutto, ma il prefetto ha degli ordini rigorosi per far eseguire questa legge. Ma senza forza cosa si fa, ora le ricerche si aumentano, e se Dio non provvede la cosa si fa seria, e il nostro territorio va tutto a soquadro, e a rovina. Qui si pena, e i corrieri esteri più non passano, ogni legno vien fermato, infine non si sa cosa credere ne cosa stabilire.

La carrozza di Galla piena d’equipaggi della Senatrice Thiene che spediva a Milano non passò che col nome del conte Alegri di Verona. Se le cose della guerra vanno in lungo, e che non giunga truppa di qualche colore la cosa è imbrogliata. Questo è un flagello di nuovo calibro, che forse si poteva schivare, sennon venivano attivate delle leggi, che a questo momento riescono di un peso insofribile, perché tutti i disastri han piombato sopra la popolazione.

 

8 [luglio 1809]

Tutti i cittadini in pattuglia, questa mattina chiuse le porte della città si accerta che non v’è attrupamenti verso Vicenza. Ma a Schio gran cose, quel paese si volle diffendere inconsideratamente, e inutilmente, alle 11 una moltitudine lo invase, si sa che fino a mezzogiorno vennero abbrucciate tutte le carte pubbliche, saccheggiate le case di Maraschin, Fachini, e Bologna; Garbin si è salvato con del danaro, Fugazzaro podestà dando da mangiare. Si dice il vice prefetto con loro forzatamente, aperte tutte le prigioni, e postovi i loro prigionieri di guerra. Questo è quanto si è potuto rilevare, perché tutta la moltitudine degli insorti di quei contorni è là, e discendono dai Tretti, Val d’Astico.

A Isola mercordì vi andarono in 22 armati volevano suonar la campana martello; ma Marangoni, Panizza, Corato li persuasero, venerdì poi 6 corrente vi andarono in 600, ruppero la porta del Campanile, suonarono campana martello fin tutto ieri, brucciarono tutte le carte pubbliche, volevano Corato con loro, ma cessero alle rimostranze, ma vollero a forza dal sindaco Panizza il suo figlio signor Giuseppino. Marangoni fuggì poche ore innanzi al loro arrivo, vi lasciò don Francesco alla cura della Casa, e colà vollero del danaro, presero quanti contadini poterono con loro, da mia madre 6, [al Isola c'era la villa di campagna della madre di Ottavia)  ma non furono nemmeno a casa Negri, e non fecero altri disordini, volando a Schio 2 ore dopo col suono perpetuo di campana martello, di San Tomio, Torreselle, Malo, Monte di Malo ec. A Malo capoluogo i disordini come a Schio.

A Barbaran alle Basse sono in 4 mille. Infine Dio provvedi a una calamità di cui non si conosce il fine, e rende tutta Vicenza costernatissima. Dopo mezzo giorno giunse un espresso colla nuova della rivocazione fatta a Milano del decreto macina. Dio voglia che non sia tarda e inutile.

Le sollevazioni sono generali, da Santa Lucia ritornano, legni, corrieri, e soldati perché sono tolte le comunicazioni, non si sa se per gl’insorti o per altre cose. Il cannone si fece sentire tutto ieri.

 

9 [luglio 1809]

Tutte le mattine, ogni ora del giorno, tutte le sere si trema che i rivoltati giungano alle nostre porte. Non avendo essi direzione si temono dapertutto, ma la porta di Santa Croce, di San Bartolameo, quella di Monte e del porto sono le più temute. Abbiamo 400 Francesi, tutti i cittadini si sono formati in corpi di sola osservazione.  Enrico Tornieri ha la custodia della piazza con 50 uomini. Il generale Vial pressato dalla prefettura, e sollecitato in persona da  Luigi Bissaro inviato a Venezia, resistette alle prime ricerche, ma ora spontaneamente manda un battaglione con 2 cannoni.

I rivoltosi sono padroni di Schio Thiene e tutto quel braccio di territorio, l’hanno con tutto ciò che sente di governo e vogliono le leggi del 1796. Hanno saccheggiato le case di  Pedrazza Nicolini, esiggono contributi limitati e mangiano e bevono a spese altrui. Gran flagello è questo e d’un genere nuovo. Non vediamo termine sennon giunge sollecitamente qualche armata. Ma gli affari sono oscuri. Le vociferazionu molte, ma non si vede mai nulla.

La strada del Friul è tutta in preda alle sollevazioni, non giungono corrieri, ne alcuno, le sole strade di Verona e di Padova sono libere.

Si vocifera una ritirata di Napoleone dopo una gran battaglia vinta ai 26 del decorso, facendosi strada per la Svevia, e si vuole unito alla grande armata anche il vice re, e che vadino a postarsi al Reno.

In questo mese si saprà qualche cosa di certo, ma intanto noi siamo in preda a tutto il precipizio possibile.

 

10 [luglio 1809]

Giunse 60 Dragoni da Venezia con 2 cannoni, e 300 soldati verso sera. Tutti i ponti son baricati. Si è fatto la posta alla Porta del Castello, si chiuse le botteghe, gl’ingegneri, e gl’impiegati diriggono le operazioni militari. Pare che tutto sia a difesa di loro piutosto che del paese. I sollevati vogliono e tentano di penetrar in Vicenza. A Schio si è fondato la sede del loro governo, il maggior numero vuol San Marco, 2 bandiere vogliono l’Austria, i loro proclami hanno il titolo religione e ragione, ora pajono condotti e diretti dai Tirolesi, ora sono dei veri villici con dei birboni.

Il marcolino lo vogliono un soldo ed han posto il sale a 6 marcolini. A Thiene si riceve la legge da Schio, e così tutto quel ramo di territorio. Ma intanto noi tremiamo a tutte le ore. Essi si espressero che non farebbero nulla ad alcuno, ma non vogliono ne cariche ne nulla che senta del governo attuale, che se poi venissero irritati con resistenze la cosa si farebbe seria. Qui dunque si resiste, e non si sa sennon abbassare il capo alla Providenza perché se la cosa non è efficace cosa sarà di noi. Molti inclinerebbero a riceverli colle buone, ma una gran moltitudine introdotta non si sa quali effetti apporterebbe in progresso. I Francesi si lasciano diriggere dai civici magistrati come conigli. Anche in ciò piacerebbe di lasciar far a ognuno il suo mestiere. Infine noi siamo in un bivio, in una confusione, in un timore riflessibile. Ier mattina comparvero i rivoltati al Moracchino, e la nostra piccola armata di 400 fece una mischia e vi fu 9 fra morti e feriti. Il capo di Malo è stato preso, venne ucciso dai villici un francese, e un gendarme, e si sbaragliarono. Si crede che si riuniranno in gran forze, e che tenteranno di circondar la città. Altri credono che si dirigeranno verso Bassano. La campana martello è perenne per loro per raccoglier gente, mangiano e bevono, brucciano quante carte pubbliche possono con registri esatti da non lasciarsene fugire alcuna, ma non fanno per ora disordini riflessibili alla gente di tranquillo partito. Ma questa scena turba, agita e spaventa, come mai si potrà vederne il fine senza danno, e disordine come mai?

Delle armate non si sa nulla. A sentir alcuni si esaggera fatti e circostanze di cui non si vede mai alcun principio, a sentir degli altri il Tirolo è tutto evacuato, l’Ungheria in isgomento, e il vice re quasi a Presburgo, e gli avvenimenenti prossimi e la pace maneggiata dai Russi. Qualunque sia alcuni giorni bastano a noi per precipitarci.

 

11 [luglio 1809]

Gran costernazione questa notte anche per l’inesperienza delle nostre civiche guardie.

Ma la mattina i sollevati quasi penetrarono in città dalla parte di Broton a Santa Croce, il numero fino alla Motta era di 5 mille. I Francesi sortirono coi giandarmi, e alcuni volontari nostri, ne uccisero cento, ne fecero 40 di prigionieri non dando mai quartiere, e i sollevati si dispersero. Ma in città l’orrore era sommo, chiuse tutte le botteghe, baricata la prefettura, e la piazza, proibiti i bozzoli, quando esce la truppa ordine che tutti stieno in casa, e timore con ciò d’interno disordine. Il dopo pranzo nuovo allarme perché i sollevati penetrarono nei prati del conte Capra ai Scalzi, ancor là furono dalla truppa sbaragliati. Questa insistenza faceva tremare. Vi fu qualche allarme alla porta di Santa Lucia, ma tutti i tentativi furono vani. E sulla sera la notizia di truppa che arriva da Castelfranco, e l’allontanamento dei sollevati ci fece andar a letto con più quiete.

Si trovò nelle saccoccie dei morti e prigionieri dei pretesi inviti dei Tirolesi ad armarsi, promettendo soccorso e discese, altri dicono che non erano che i proclami tedeschi.

Questa gente non ha direzione, tutti i comuni hanno il capo di ognuno di essi, caminano di conserva, ma senza capo generale, dividono la loro massa lasciando venti o trenta a preservamento delle proprietà di tutti. Infine vi è un grado di abberamento, d’inutilità, di disgrazia, e nello stesso tempo di allontanamento delle rubberie, rispetto ai sacerdoti, e furore di cui non si conosce l’estesa, e che Dio voglia sopire a vantaggio nostro comune.

Le cariche e i geniali erano i soli presi di mira a evidenza, però lo spavento fu indicibile; ma tutti i galantuomini temevano per il disordine di se e degli altri.

Partirono per Padova Probati, Minotto, Venier, Marini alle finanze, Testa, Barbaran, Piovene Orazio e molti altri, incontrarono questi quelli di Padova che venivano a rifuggiarsi a Vicenza, e i Vicentini li fecero ritornar indietro. Si sente a Abano tutti i bagnaroli[=gli addetti ai servizi delle acque termali] in fuga a Padova.

Si sparge da alcuni delle truppe in ritirata dal Friul altri che avendo vinto i Francesi vengono a presidiar l’Italia. Chi dice ordine dal Tirolo di star pronti ai villici al primo cenno, altri ch’evacuato il Tirolo dai Tedeschi totalmente i villici ritorneranno alle case loro. Infine questo affare non è finito e può divenir serio, e forse dileguarsi mercé la Provvidenza.

 

12 [luglio 1809]

La mattina fu delle più tranquille e già era licenziata la guardia cittadinesca fino a nuovo ordine.

Si sparse poi che i sollevati tenevano alcuni picchetti alla Motta, e che a Schio sede del loro governo facevano degli orrori, ciò fece che il signor Scomazon ed altri implorarono l’assistenza dei Francesi, ma il comandante della piazza disse che fino all'arrivo  del general Castella proveniente da Castelfranco con truppa, egli non rilasciava l’unica diffesa della città. Isola, Malo, e Schio erano in preda al regurgito dei sollevati i quali irritati vogliono venir in città, anche i buoni tra loro dicono Vicenza riceve Tedeschi, Francesi, Russi, e Turchi, e non vuol ricever i suoi? Qui siamo in un bivio terribile, e quelli che comandano ancora più di noi.

Dopo pranzo giunse da Treviso il ministro della guerra Caffarelli, il quale rimase sospeso della nostra critica situazione disse che truppa non ne poteva certamente venire, e che voleva vedere i capi dei cittadini armati alla diffesa della patria: ciò scompose, mentre questi non servono che dentro le porte della città. Finse e sparse di non approvar l’andata dei 400 Francesi che abbiamo a Schio, ma ordinò di piombar impensatamente colà questa notte, non permettendo l’uscita di alcuno fuori della porta di Santa Croce.Quale sarà mai l’esito di questo affare. Caffarelli voleva partir la notte, ma pensò meglio dopo aver spedito gente a cavallo di fermarsi, partirà esso per Milano con in seguito la Senatrice Thiene.

Si sente che a Udine vi è una quantità di truppa ma non si penetra nulla.

Verso sera si ebbe il decreto di Milano che rimette i dazi del giugno scorso, cioè senza il gran aumento di quello fatalmente pubblicato il primo luglio. Dio voglia che sia in tempo per aquietar tanto disordine, ma si teme assai.

Alla Costa guastato appositamente l’appartamento dal cavalier Enrico. I sollevati saccheggiano i geniali, e le truppe di diffesa quello che rimane intatto poveri noi! Quel ramo di territorio fa pietà, e noi non siamo senza timori di progressi.

Gli arrestati Tornieri e Trissino furono in gran contese fra loro, l’ultimo con Antonelli supplicò il prefetto di tradurli in egual situazione a Venezia, dicendo se giungono i sollevati essi possono venirci a prender e poner alla testa del loro governo, e noi non vogliamo altri imbrogli. Tornieri si oppose terribilmente dicendo, io non voglio languire in una prigione fuori del mio paese, se verranno si sottraremo. Il prefetto che ha altro in testa accolse le suppliche della famiglia Tornieri e disse che chi vuol andar a Venezia vadi, e chi vuol rimanere rimanga. Essi son là e credo a un caso che passeranno in arresto alle case loro come il conte Nicolò Bissari.

Gli altri arrestati cioè Parise, Tassoni, dè Lucca, Freschi, l’arciprete di Recoaro e alcuni altri neppur si pensa a liberarli.

La costernazione, la comozione, il timore è generale fra noi, mai più tanto tramortimento. Si è sospesa l’opera buffa, le contrade pajono deserti, dettrato i curiosi imbrigliati un po’ dalle leggi, mentre volavano da una porta all’altra facendo mille confusioni. Le esaggerazioni sono immense ma il male è però sommo.

 

13 [luglio 1809]

300 Francesi andarono parte per Isola e parte per Villaverla all’improvviso contro i sollevati, i quali vessavano Schio, Thiene ec.

Questi invece di combattere si dispersero tutti per i campi, e per i monti. I forzati e i buoni erano tutti alle case loro con precetto al tocco di campana martello d’esser pronti, i cattivi in numero di 400 erano quelli che facevano orrori. Si dissipò dunque questa gente, e i danni di Schio e di Thiene formano il soggetto del discorso, e forse dell’esaggerazione mentre precisamente non si sa nulla, perché o non vien gente, o è spaventata, e se ne viene o non si lascia passare, e certo ognuno è esaminato dalla prefettura. Il curioso di questi sollevati si è che non vanno contro chi ne ha, ma contro tutto quello che sente di governo, di cariche, e di opinioni, esigono poi dagli altri i viveri, e delle summe. Gli effetti delle case saccheggiate si dice che li portino ai respettivi parrochi per venderli e servirsene all’uso di chiesa per compensare le profanazioni ec. Infine questo affare ha del particolare, mentre dappertutto il nostro territorio, e le rifferte degli altri, tutti si combinano i villici ad agire egualmente.

Il ministro della guerra Caffarelli invece di partire si traslocò dal conte Annibale Thiene, non fece caso delle nostre sollevazioni. Venne alla sera il general castella con gente a cavallo, e si diffonde che le divisioni di  Marmont, Crusel e altro, s’incaminano a queste parti per passare in Tirolo. Il silenzio, il mistero fanno congetturar molte cose. Certo il Tirolo par evacuato dai Tedeschi, e ridotta quella truppa alla Baviera, Voralberg, ec. Noi spaventati dalle nostre comunali disgrazie, le vediamo a un subito sospese, e si apre un nuovo quadro alle nostre angustie. La Divina Provvidenza diriga pure la nostra sorte, e ci salvi da ulteriori calamità.

 

14 [luglio 1809]

La pulizia fece chiuder la Bottega dei Camaleonti, non si sa il perché.

I Francesi a Schio fugati i nemici fucilarono uno solo che si lasciò trovare collo schioppo. Si dice che abbrucieranno le case di tutti quelli che le lascieranno vuote in un dato termine. Progettano di trasportar tutte le campane dai luoghi dove fu suonato campana martello. Gran danni, e gran rovina nel rimedio. Povera Italia punita per delle colpe originate da tanti principi eterogenei. V’è una smania e una compassione, e un precipizio di tutti singolare.

Il ministro Caffarelli è qui senza bagaglio con un servitor solo, e accetta tutto dal conte Thiene dov’è alloggiato, ciò contrasta col suo usitato corredo delle altre volte. Non è dissimile il generale Castella ch’è dal conte Orazio Porto. Ciò fa dire che due divisioni che si dicono a Udine sieno tagliate fuori e prigioniere di guerra. Certo è che v’è del particolar in tutto e del gran mistero. Si trema e si desidera il sviluppo.

Si sente gran progressi in Ungheria sino a Presburgo del Vice-re la grand’armata pronta a far mari e monti, i Russi a grecchizzar guerra, o pace. I Tedeschi morienti, e vivi per miracolo.

 

15 [luglio 1809]

Alle ore 9 giunse un corriere da Milano apportatore al ministro Caffarelli della strepitosa vittoria di Napoleone colle battaglie dei 5 e 6 del corrente, che lo rende padrone di tutta l’Ungheria, e la Germania, la sua cavalleria insegue gli avanzi della distrutta armata Tedesca, la quale non ha altro rifugio che un poca di Boemia.

Questa notizia elettrizzò tutti quelli, che lo spavento dei sollevati avevano resi semivivi, e fece sommessamente adorar da tutti gli occulti arcani della Divina Providenza.

Si dice il Pontefice trasportato da Roma.

Non si parla più di sollevati, tutto rientra nell’ordine o tutto rientrerà. Questi sollevati han mangiato e bevuto a spese altrui, hanno esatto del denaro da tutti, hanno raccolto dai saccheggiati tutto il ferro che han potuto per far brocchette alle loro fucine, tutto il restante di effetti e di mobili l’han portato ai rispettivi arcipreti. Quello di Schio avrà per 200 mille lire a colpo d’occhio. I Francesi non riportano nulla agli arcipreti. Caffarelli è d’opinione di rimetter la sbiraglia.

Ai Camaleonti furono posti con chiodi alle tre porte da Panigaglia li manifesti delle vittorie, con marca in lapis rosso che i perversi vedono il loro destino fissato per sempre. Qualche individuo avrà detto qualche imprudenza, ma un casino intero non è presumibile.

Sulla sera giunse la confermata notizia segnata dal duca di Neuchâtel. S’illuminò il teatro, si gettò dalla sala Bernarda in piazza i manifesti, e si attende i dettagli.

 

16 [luglio 1809]

Gran fermento per le paure avute dei sollevati, per i danni, e per cento viste, passioni, ec.

Alcuni maligni si sfogano colla bottega dei Camaleonti, e colà solo sono confiscati li manifesti delle vittorie. Non è probabile che 90 associati sieno rei, e si è sorpresi che il governo lo tolleri.

La nostra Guardia Civica scielta continua a pattugliare; ha mostrato molto zelo per i pericoli della patria.

Ora tutto è vittorie ma gli animi sono agitati fino a che non arriva truppa a presidiare. Tutti i corrieri vengono da Milano, pare che dal Friul non sia necessario, o non vi sia una comunicazione diretta. Tutto è mistero, ma le conseguenza della vittoria presto si vedranno.

Alcuni sono inquieti per i Sette Comuni, ma pare tutto aquietato. I Francesi sono in Schio, ed è dispersa l’unione dei briganti. I villici forzati son ritornati ai loro lavori.

Il ministro della guerra, e il generale Castello son qui, vivono a se, e si fa fortini e lavori ai nostri ponti di città.

 

17 [luglio 1809]

Si discorre sulla gran vittoria dei 5 6 7, e non vedendo dettagli si congettura al solito illusoriamente sulla sua estensione.

Qui si parla d’inquietezze popolari in più luoghi. Ma fatto da Napoleone il colpo decisivo tutto a suo favore rientrerà la cosa. Sfortuna a chi gli avrà toccato il danno. I Camaleonti presentano il manifesto delle vittorie, ciò palesa la malignità. Quanti battono la sella invece del cavallo. Le passioni son più nemiche nostre dei stessi nemici. Un secolo in cui le miserie sono comuni, e le vicissitudini continue, non v’è che la religione, e che l’onestà personale che galeggi in tutti gli evventi e avversi e prosperi un carattere ben fondato trionfa di tutto, e prova una soddisfazione non soggetta ne agli uomini ne alle cose. Dio ajuti una nave la più esposte a tutti i venti, voglia o non voglia.

 

18 [luglio 1809]

Furono levati i manifesti dai Camaleonti, si aprirà di nuovo la bottega col titolo di Casin di piazza.

Fu assalito Carcano [conosciuto attore vicentino] da due ieri sera trovandosi in quattro si disimbarazzò ma correndo per riconoscerli, gli fu sbarrata una pistola che andò a vuoto.

Mi pare d’essere in Affrica in mezzo gli orsi, e alle pantere, piuttosto che in Europa civilizzata, non si sente che saccheggi, violenze, sollevazioni, ladronecci. L’uomo senza principi è una gran bestia per ogni riguardo. Se Dio non provede poveri noi.

Il Sommo Pontefice venne trasportato da Roma il giorno 6 del corrente, e si dice trasferito a Stupinigi villa reale di Torino, e il generale Miollis Governator di Roma.

Si parla di Ferrara, di Bologna, per ogni dove fermento, questi risvegli sono sintomi assai cattivi. L’Italia stanca ed esausta non sa più vivere di futura prosperità.

 

19 [luglio 1809]

Gran pattuglie di notte, a piedi, e a cavallo. Dettagli immensi della vittoria 6 e 7 corrente.

Vi è opera, spaventi, gioja convulsa ed eterogenea.

Tutti i giudici di Schio e cariche hanno ordine di andar domani al loro posto.

 

20 [luglio 1809]

È stabilita una commissione di 5 per fare il processo ai prigionieri sollevati. La clemenza è più utile del rigore v’è delle satire, e una dice: non state a fucilare sennon volete veder Vicenza a precipitare.

Dopo pranzo all’improvviso si sente dei rumori a Bassano, chi dice Tirolesi, chi Sette Comuni, certo è che le cariche fuggono, e son colà andati 25 di cavalleria

 

21 [luglio 1809]

Il ministro Caffarelli partì sul momento da Vicenza per Milano.

Alla prefettura venne un espresso coll’armistizio concluso ai 12 dalle armate belligeranti; nulla di più si rilleva.

A Bassano si temeva Tirolesi e Sette Comuni, ma oggi la prefettura è più tranquilla. Si ha però mandato la truppa di Schio colà.

È venuto il comandante Peraldi da Spagna, e non potendo passare all’armata di Germania per l’interseccamento della Pontieba è detto di 5 per il processo dei villici. I birboni sono fugiti, i sforzati e i miserabili sono in prigione. Dio faccia che la politica trovi necessaria la commiserazione.

Non si parla di liberazione per i nostri arrestati, ma se segue la pace la cosa terminerà.

 

22 [luglio 1809]

Si sentono le condizioni dell’armistizio grandiose, e si attende uffizial conferma di 13 villici processati tre saran fucilati. Cima giandarme si distingue in furore.

Qui viviamo in mezzo alla convulsa gioja di alcuni, alla amarezza di altri, e alla miseria universale. Dio provvederà.

 

23 [luglio 1809]

Si è fucilato 3 villici, gran funestume, ne arrivano 10 o 12 di presi tutti i giorni prego Dio che termini una cosa di tanta comozione.

I nostri arrestati hanno avuto il permesso di udir la messa a San Michele.

È pubblicato l’armistizio colle condizioni assai assolute per i contorni d’Italia, e la piazza Forte in Moravia molti opinano che l’Austria esisterà colla mediazione della Russia

 

24 [luglio 1809]

Gran ciarle per l’armistizio, di cui ancora verso l’Italia non si vedono eseguite le condizioni.

Gran confusione nelle ville dove furono i sollevati, niuno vuol più cariche, e il brucciamento delle carte rende alterato il registro dei pagamenti. Il vice prefetto di Schio fuggito a quei momenti da vestito zoccolante con un compagno, traversò i monti giunse a Lonigo e in tal abito, passò a Milano dove si dice fattogli un compenso per aver perduto tutto. Vuol rinunziare, ma non si sa se verrà ammessa la sua rinnunzia.

 

25 [luglio 1809]

Oggi e domani si fucillano due villici al giorno, queste uccisioni commovono, e si continuano.

Si dice comunicato al Tirolo dall’Austria l’ordine di evacuare. Si discorre assai dell’equivoca condotta della Russia colla Francia. Pace pace ma mai pace.

Qui si vive come a Dio piace. Gran formentone, e fieni ma senza frutti.

 

26 [luglio 1809]

Gran discorsi sull’armistizio, sui fogli di Roveredo. Quello che si rimarca si è che non sono ancora aperte le comunicazioni al di là del Friul, qui tutto è tranquillo, ma i continui fucillamenti rattristano.

Ieri è passato il commissario Scopoli per Udine. Si è ordinato il riattamento alle caserme. Ciò indica vicino arrivo di truppe.

Si sparge che verranno rilasciati gli arrestati per le vertenze politiche, ma si attende conferma.

Caffarelli è andato a Bologna.

 

27 [luglio 1809]

Sempre vien gente dal Tirolo, e dicono che invece di esser evacuato si aumenta sempreppiù il numero delle truppe, e che si vanta vittorie decisive, e ignavia di armistizi.

Qui non si vede segnale alcuno di verificazione, ma fra poco si saprà il vero.

Si fucila tutti i giorni, vengono villici parimenti in prigione. Quando mai finirà tanta disgrazia! Vi è delle satire continue contro simili esecuzioni. Dio provedi.

Si dice rilasciati dagli arresto molti professori di Padova detratto Franceschinis. I nostri sperano languidamente.

Si vocifera la pace, e nulla più, se ciò si verifica gli arresti si libereranno.

 

28 [luglio 1809]

Oggi improvvisamente vennero disciolte le 2 commissioni militari per i villici, lasciando gli altri processi al corso ordinario. Ciò confortò tutti. In questo affare la crudeltà di alcuni, e la comozione generale fu rimarcabile.

Da tutte le parti si sente a sparger la pace. Gli Ebrei n’ebbero lettere. Qui ancora non si vede l’esecuzione dell’armistizio. I discorsi sono vari ma pajono illusori.

Si dice il Sommo Pontefice amalato alla Certosa di Firenze, e che Miollis abbia scritto a un suo conoscente questo frate vorrebbe la palma del martirio ma non l’avrà.

 

29 [luglio 1809]

L’armistizio è lampante ma i discorsi sono immensi. In Tirolo le truppe si aumentano, arrollano per 50 soldi quanti contadini fuggono da noi, e son molti perché Monte di Malo, Malo, e San Tomio, e altri luoghi si rimarca la diserzione attesi gli avvenimenti delle sommosse. In Tirolo adunque si canta tedeum per le vittorie austriache, si fa feste, e proclami che distruggono, e armistizi, e vittorie francesi. Quale sia questa scena il tempo lo decifrerà.

In Posena si sente una sommossa, che ha costretto di mandarvi i 300 Francesi ch’erano a Schio. In Schio si fa fortini, quel paese offre il quadro del squallore e della rovina.

Tutti dicono la pace ai 17 del corrente firmata. Ma noi non l’abbiamo che per lettere di Treves, e di vociferazioni.

Mai più un armistizio che abbia dato luogo a tante dicerie.

Si dice che Napoleone abbia ripassato il Danubio e che l’Austria conserverà molto.

La lingua italiana sarà tutta ceduta.

Fra gli energici vi è molto mal umore, masticano e Russi e guerra e sospetto, e si sforzano di sparger la voce di pace. In tempo dei fucillamenti vi furono affissi alle colonne di casa Trissino 40 nomi dei più energici, con minaccie che non possono essere indifferenti. Dio faccia che ogni qualunque inquietudine sia tolta dal cuore di tutti, e la religione e il quieto vivere ridoni almeno una calma in mezzo alle miserie comuni.

 

30 [luglio 1809]

In Asiago vi furono 200 armati, o briganti. Martinelli giandarme vi è andato coi suoi.

In Posena vi sono andati ripartitamente 300 Francesi mezzi morti per quei calorosi monti. Cosa sia questo imbroglio non si sa.

Niente si verifica col fatto ne l’armistizio, ne la pace.

Sul Bassanese sortite di armati o briganti, pochi Francesi son venuti a Vicenza. Il Canal di Brenta, e la Valle d’astico sono guardati.

Dopo un ritardo di alcuni giorni si vide affisso il prediale per i 15 agosto.

Vi fu un pranzo a Monte del prefetto, e alcuni altri per l’armistizio, ma tutto privato.

Il Tirolo non evacuato fa disperare alcuni, e lusingar degli altri.

Questa guerra è d’un tenor singolare, guerra di disperazione, di sommosse, d’imbrogli, singolarmente l’armistizio. Quale sarà il risultato di tutto?

 

31 [luglio 1809]

Gran sforzi per far creder la pace e gli Ebrei e le carte di Verona e letteruccie l’annunziano, ma questa è una nuova troppo grande per non venir colla tromba sonora.

Gran discorsetti parimenti del Tirolo, il Tirolo sembra un punto centrico delle lusinghe di Europa, qual centro, e quali lusinghe! Noi siamo nati in una costellazione che non c’è che la Providenza che possa trarci d’intrico.

I fogli di Roveredo dicono mari e mondi delle vittorie austriache, confessano lo scacco di Wagran, ma i 9 10 11 han detto battaglie tali che una convenzione fa evacuar dai Francesi in 8 giorni l’Austria, in 16 la Germania, e in 45 l’Italia. Ciò è stampato apertamente. Tutti lo sanno e s’ingolfano in un pelago di idee. I fogli francesi vanno pianamente imbrogliando ogni cosa. Marcano e rimarcano la le strambate invenzioni dei Tedeschi, e noi siam li non osando di fiatare, mezzi precipitati, a dir solo ragionevolmente dai 12 dello corrente che è nato l’armistizio noi non ne vediamo alcunissimo effetto. V’è chi dice che Londra, Pietroburgo, e la Sublime Porta, l’Austria ec. trattino la pace generale. Oh providenza santa fateci vedere un uscita a tal caos!

Sulla sera si sparse la pace segnata ai 28 non avendosi prima eseguito alcuna convenzione dell’armistizio, e che Napoleone sia partito subito per Parigi.  

 

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