segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

[con aggiunta delle date esatte tra parentesi quadre]

 

1809

 

1 [gennaio 1809]

Tutta notte bande e tamburi per il primo dell’anno.

Gran truppa proveniente da Udine, permanenza per le case con cento suste per le caserme. I Veliti di passaggio. Gran discorsi della Spagna. Tedeun per vittorie. L’imperatore è a Vagliadolid. Si dice orrori in Costantinopoli, poi no, poi sì, imbrogli sommi. Si dice guerra dell’Austria colla Baviera. Si vuole che il re di Napoli Gioacchino tenti l’impresa delle Sicilia. Qui si vive alla Spartana quasi senza numerario, si ascolta, e il tutto fa girar la testa. Si dice che minoreranno le prefetture. A Verona esecuzione di un certo Trieste, e altri condannati per tentativo di pazza sollevazione spedindo lettere a fisonomie, cospirazione, follie, cose da ospitale più che altro.

Commedia francese di soldati sufficiente.

 

4 [febbraio 1809]

Si parla delle vittorie francesi che hanno terminato gli affari in Spagna, ma la retrocessione da Vagliadolid a Burgos, e la partenza dell’imperatore a cavallo e a piena volata ai 23 del decorso a Parigi fanno credere o dei lunghi imbarazzi colà, o delle cose pressanti sul continuare. Qui si parla apertamente di guerra coll’Austria. Le gazzette sono piccantissime. Se l’Austria è sola, se la Russia si decida, se l’affare nasce in dipendenza delle cose di Spagna, o se il piano era già fissato, tutto questo forma il discorso comune.

Qui non si vede alcun movimento.

 

9 [febbraio 1809]

Si vuol guerra coll’Austria, e già partono truppe per il Tirolo, le quali neppur si muovono, vengono cannoni che non si vedono, e si dicono di passaggio nella notte per Palma Nuova. Si vuol che Napoleone abbia detto in senato vado al Reno perché la Russia mi manca di parola per la terza volta. Si vogliono in Spagna le cose imbrogliate. Infine fra le speranze, le congetture le illusioni si si crea dei piani, e si vive fra le angustie le miserie con una quasi moral certezza di alternare, e di eternizzar le disgrazie.

Si balla al Casin nuovo in un democratico ritrovo, colà i piccoli fanno sentir l’albagia che una volta avevano i grandi forse più acre, perché rivoluzionate le cose deve per conseguenza seguir un impasto di passioni convulsive e distruttive di tutto.

Tutto il mondo è divenuto povero. Gli avvenimenti sbalordiscono. Napoleone è un fenomeno che trascende l’immaginazione. I coscritti desolano le famiglie. Il cambiamento di leggi e d’ogni nostra cosa fa credere alle persone di età di esser cadute da un pianeta in un nuovo emisfero.

 

9 [marzo 1809]

Non si parla che di guerra. L’Austria armata le declamazioni dei fogli, la dichiarazione alla Confederazione del Reno di tener pronti i respettivi contingenti loro, fanno congetturar tal flagello, e oggi più che mai se ne parla, perché è ordinata la facitura della strada Marosticana, e vicino l’arrivo di truppe. Si dice l’affar della Spagna in cattivo stato, si spera nel popolo di Russia, infine chi crede una liberazione dalla guerra, chi trema d’una nuova congerie di sciagure.

Si son creati i senatori eletti dai consigli elettorali, ciò forma un contrasto di dialogo fra le miserie e le grandezze, fra le opinioni tutte scosse quando vi è apparenza di qualche gloria.

Si può ben dire ma non formarsi l’idea di quanto si presenta di angustiante di rifflessivo, e di straordinario alle nostre menti, senza speranza alcuna nelle umane cose, bensì in quell’adorabile Providenza che dal caos ha creato l’universo.

Si è cominciato i giardini ai Cappuccini senza un soldo in cassa ciò veramente in piccolo forma la pittura della macchina politica in grande, cioè un poca di apparenza, molte superfluità, e la sostanza quasi distrutta.

Il magnifico Casin nuovo ha dato luogo ad un’immensa folla di cittadini di concorrervi, ed ha escluso dalle sue cariche tutti gli ex nobili, ciò fece che 5 giovinotti si posero alla testa di un casino detto di riformati per depurar la massa. Ciò forma dei partiti anche nei miseri divertimenti che avanzano. In dei tempi calamitosi non si dovrebbe aumentar né spassi né spese, e converrebbe ragionar un pò meglio sulle conseguenze del sistema politico. Ma noi siamo dei bamboli, e come bamboli veniamo ragirati.

La piccola flottiglia veneta comandata da Corner ha avuto la sorte di arrivar ad Ancona si crede destinata per Ragusi.

La flotta Russa stà immobile a Venezia.

Non vi è caserme, non vi è cassa per riattarle, gli uffiziali dicono, che le famiglie si uniscano a due a due, e lasciano in libertà una casa oppure che i cittadini vadino in campagna.

Le biade valgono poco, ma v’è chi ne forma un articolo di speculazione futura.

Lo spirito pubblico è oppresso, ma il nome di guerra fa tremar tutte le persone sensate. Noi non sappiamo mai nulla, e si stà osservando i giornali, la truppa ne sa meno di noi, e un uomo solo fa giocare sorprendentemente tutta l’Europa.

 

10 [marzo 1809]

Oggi giunge 3 mille uomini di fanteria, se ne attende domani, e ai 15 parte la cavalleria, e verrà rimpiazzata da maggior numero, sicché guerra e discorsi opprimenti. Gli Uffiziali dicono preparativi.

Pietro Bissari giunto da Milano col premio di 300 zecchini per l’invenzione delle palle incendiarie e delle falci, porta per gran notizia, l’andata del famoso maresciallo Duroc alla Corte di Peterbourg. Ciò denota molto, o per timori, o per negoziazioni.

La visita della Corte di Prussia a Peterbourg ha dato da discorrere ai politici.

Noi siam qui titubanti fra la cancrena che ci rode, e l’operazione che potrebbe seguire. Ma documentati dall’esperienza ci poniamo unicamente nelle mani della Provvidenza.

 

17 [marzo 1809]

Oggi il Podestà invita i cittadini a tenir pronti i cavalli a servizio dell’armata. Gran guerra è il discorso, anderivieni di truppa ma scarsa, poca artiglieria. Si dice che i Francesi vanno per il Tirolo somosso contro il Bavaro. L’Austria in armi, la Porta amica, il Russo, la Francia e l’Austria lo spera per se. Non si comprende nulla non si sa nulla, ma l’apparenza è di preparativi significanti di guerra. Non è esprimibile il conflitto che provano degli animi esacerbati da tante vicende, e le opinioni medesime vengono raffreddate da tante esperienze.

 

22 [marzo 1809]

Gran bivio di nuove. Giunge truppa sempre minore di quello che si diceva ma assai incomoda per la mancanza di assettate caserme. Il giornale di Milano si fa bramare, e le date di Vienna parlano, ma niente si trapella dalla Corte di Francia. Verso sera si sente che Napoleone sia passato per Ulma e andato cola grande armata a Monaco. La Russia dai fogli apparisce dubbiosa ma pare che tutto al più sarà neutrale, se ciò è, l’affare dai coppi in giù par spedito per l’Austria. Se la nordica coalizione è già formata, il genio, e la sollecitudine ricordano le vicende passate, se poi la Russia è alleata della Francia, l’affare in pochi giorni sarebbe sciolto. Si dice che la Spagna non sia ancora tranquilla, ma veramente sembra che quel che rimane non possa far un colpo decisivo senza nuovi avvenimenti.

 

27 [marzo 1809]

Si fa un nuovo casino detto degli amici in casa Caldogno per depurare la bassa massa.

Non si sa il diavolezzo che ci circonda guerra guerra, passaggio continuo. Gazzette colla data d’Austria sempre significante. Tirolo inquieto. Ma la data di Parigi non fa cenno. A Milano il primo d’aprile giuramento dei senatori, nomina dei prefetti. O la guerra non succede, o si allontana da noi in un baleno, o piomba spiettatamente sulle nostre misere contrade. Il mese venturo decifrerà la cosa.

 

28 [marzo 1809]

Giunge 6 mille soldati confusione per alloggiarli nelle case, oggi si comincia a vedere il numero che denota guerra, se ne attende sempre, parte vengono da Verona, parte da Padova, sicché il solito andirivieni incomprensibile, chi va a Verona, chi a Bassano. Pare che in questa settimana si sentirà delle novità. Il Consiglio Comunale a trattato l’affare dei 5 milla metri di distanza dalle risare. Senza un soldo senza commercio si vorrebbe anche minorare i proventi, oh che umanità del secolo!

È qui il famoso Leopoldo Curti bandito dai Veneziani, e ristabilito in presente.

 

30 [marzo 1809]

Si vede a venir da Verona della truppa, ne ritrocede da Bassano, giunge dei carrettoni immensi che si disse Caffè da Trieste altri effetti del re di Baviera, v’è chi parla di ritirata, ma il tutto è in un mistero sommo: tra pochi giorni si spiegherà un tanto enigma.

Si vuole che ai 3 del venturo verrà il vice-re colla sua guardia chi dice per Strà, altri non vuol crederlo. Requisizioni di fieni per condurli in Aquileja. Militare malinconico, e cittadini angustiati. Si parla di manifesti dell’Austria promettitori di future felicità. Ah secolo deplorabile che tramanda al futuro il bene, facendo tranguggiare al presente tutte le possibili peripezie.

Si fa i giardini ai Cappuccini, e la verdura riesce un immagine del verde, cui sono ridotte le finanze pubbliche e private.

 

3 [aprile 1809]

Giunge la Guardia nobile si dice il vice-re a Strà, e che forsi vadi all’armata. Il re di Napoli Murat comandante in capite. Si dice molti disertori tedeschi.

Non si sa a che si decida la Russia, ma il discorso la tiene per la Francia.

Sembra guerra e guerra decisa, ma non si comprende nulla. Pare che vi sieno delle negoziazioni fra la Russia l’Austria e la Francia, certo non vi è quell’orgasmo delle volte passate nelle truppe, ne i discorsi e contegno di una guerra certa.

 

4 [aprile 1809]

Venne da me [ad alloggiare] tre della guardia d’onore Stampa, Bussetti, e Beretta. Per tutte le case tre o quattro tutti disperati ed elettrizzati, in fondo gioventù da non credersi gran cosa.

Domani verrà il vice-re.

 

8 [aprile 1809]

Oggi è giunto il vice-re, fece la revue in Campo Marzo, la sua venuta era dubbiosa, così è il gran problema della guerra, ad onta delle apparenze. I passaggi di truppe, e le gazzette sono le nostre prove, ma gli occhi nostri esperimentati la dubitano.

 

10 [aprile 1809]

Agli 8 venne l’ordine di chiudere il casino al Duomo, e invitati i presidenti di esso, e i partitandi del Casino Caldogno detto degli amici ad andare alle 2 pomeridiane del dì 9 dal prefetto; ivi si disse che il delegato dell’alta pulizia trovava che due Casini non erano addatati in queste circostanze, e che si può trovar un mezzo termine con una nuova ballottazione di formarne uno di buono. Venne risposto rispettosamente, che uno dei patti dei soci era di non venir ballottati e si sciolse la cosa con smacco degli uni, con sospensione degli altri, ma però con discorso di conciliamento Per verità Vicenza non è un Milano, e le idee, e il brio sono maggiori delle circostanze, conviene però confessare che l’abilità degli uni ha sovverchiato l’esperienza degli altri.

Gran discorsi della gravidanza della bella regina di Prussia, d’una Nordica Lega, e di leve in massa e d’intrichi in Germania.

 

12 [aprile 1809]

Oggi giunse all’improvviso l’ordine alla cavalleria di partir questa notte, a Padova non vi son più soldati. Le lettere vengono spedite per la Guardia Civica.

Il vice-re è a Mestre colla guardia d’onore, non si sa il general in capo.

Il giornale dice un furor di cose pro, e contro.

Si sparge che i Russi sono coi Tedeschi, che questi sono penetrati in Sassonia, e che le ostilità son cominciate al Lisonzo.

Veramente l’angustia sarebbe somma, se le apparenze tanto diverse dalle passate in tali circostanze, non ci tenesse ancora in lusinga d’un accomodamento.

 

13 [aprile 1809]

Verso sera vennero fulminanti 4 legni e un frugone, si disse ch’era il re di Napoli, altri la corte del vice-re in fondo non si seppe nulla. Cambiarono cavalli, e andarono fuori della Porta di Padova.

Questa notte è partita improvvisamente tutta l’infanteria ed è posta in attività la Guardia Civica.

Il vice-re sdrucciolò in campo Marzo però si cominciò a ridurlo eguale, ma venne sospeso l’ordine. Non vi è denaro, e le cose di lusso convien scordarle.

Cosa sarà di noi! Se l’Austria è sola, se la Russia non è nemica v’è un discorso, s’è altrimenti... Ma noi non possiamo in ogni evvento che confidar nella sola Provvidenza.

 

14 [aprile 1809]

La fanteria doveva partire e si batté la generala, ma partirà domani. Giunsero da Verona 2 mille uomini, e un bel treno d’artiglieria. Tutti rimangono sbalorditi e non si sà cosa credere. Chi crede distrutta l’Austria, chi crede in gran pensiero Napoleone, non si sà cosa pensare dell’attitudine della Russia, e chi tiene ancora per la pace.

Noi discendiamo dalle nuvole tutti i giorni, senza poter mai comprender neppur quello che vediamo sotto i nostri occhi tanto il tutto è alterato e composto in guisa da travvedere.

 

15 [aprile 1809]

Verso sera giunsero cinque carretti di feriti si disse che il giorno 11 si cominciò una scaramuccia e qualche fatto che i Francesi si sono ritirati molte miglia, che i Tedeschi fecero una scoreria in Udine, e che il vice-re pose il suo quartier generale a Vidor. Monsieur di Mejain fu quello che passò di qui ai 13. Se ne dicono molte ma con sommo riguardo. Non abbiamo soldati, e ci pare che questa volta i Francesi abbiano avuto la lentezza che avevano costantemente i Tedeschi.

 

16 [aprile 1809]

Solo questa mattina si vide affisso sui Cantoni il manifesto del comandante in capite Sua Altezza il vice-re che dice: l’Austria ha voluto la guerra ec. in data degli 11 corrente Campo Formio. Ciò ammutolì ogni lingua, ma le induzioni sono infinite e si parla di ritirata. Giunsero dei grenatieri da Verona. I carretti del pane all’armata vennero sospesi. Giunsero di ritorno delle donne, e parve verso sera che tutto sia disposto per fermarsi l’armata al Tagliamento. I discorsi del Lavis superato, e del quartier generale a Padova si frammischiò col resto. Infine confusione d’idee, e niente di certo. Domani s’attende molta truppa da Verona. Non vi è denaro, e le cose non ponno esser pronte.

 

17 [aprile 1809]

Calma di voci, tutti i cavalli in requisizione che non escono dalle porte, carretti in quantità che senza fieno e soldo attendono da tre giorni nella cavallerizza e a casa Scroffa. Giunsero i Veliti che partiranno domani. Tempo orribile e da alluvioni poveri noi.

Si sente che i Francesi si ritirano e avvanzano, ma non al di là di Pordenone. Si vuole sollevazione in Tirolo acquietata da Baraguay d’Illiers. Non si vede bollettini ufficiali di alcun luogo, e non si sa veramente nulla. Gran angustia di tutti.

 

18 [aprile 1809]

Gran sbalordimento. La mattina giunse il prefetto di Bassano Quadri con tutta la sua famiglia, dicendo che i Tedeschi sono a Marostica e discendono da tutti i punti. I Francesi sono in piena ritirata le voci sono sfasciata l’armata, il vice-re ferito, fatto prigioniero, i generali senza Testa e il prefetto di Passeriano comanda all’armata. I Tedeschi a Strà, tutta l’armata passa da Padova, non sono in tempo di fortificarsi a Venezia, e già l’Adige abbandonato, i Francesi si ritirano al di là dall’Adda.

Simili discorsi e il cambiamento di scena, e il luttuoso passaggio, e l’orrido tempo ci tennero occupati sin verso sera. Poi si disse che battuti i Tedeschi agli 11 e ai 16 al Tagliamento con orrida battaglia il vice-re sia passato a Milano, che l’armata ritrocede e i Tedeschi pare che scendano dal Friuli e Premolano. Del Tirolo non si sà nulla e a Verona non vi è che del massimo scompiglio. Le acque ci rovinano quanto il cannone. Vi è qui il generale Grenier che attende la sua divisione la qual protegge la ritirata: i Tedeschi sono a Cittadella. La division Grenier di quà. La Brenta s’interpone i torrenti e ogni cosa. Qui si teme qualche imbroglio perché le acque danno tempo, ma lo sfasciamento dell’armata par deciso, e l’avvilimento è estremo. È partita la contessa Isabella Thiene per Milano.

 

19 [aprile 1809]

È partito il prefetto, il segretario dalla Vecchia, Fioccardo alla coscrizione, e il podestà Anguissola, segno evidente che i Tedeschi sono vicini. Continua a ritirarsi i Francesi, i Veliti, quei dragoni della regina della scena dei 8 ottobre, e a pezzi la divisione Grenier. Tutto placido. I discorsi degli Uffiziali sono immensi, dicono del loro capo e ch’esso gridava miei soldati non vi conosco più, ch’erano uno contro cinque, che la cavalleria Tedesca è furibonda, che ci saranno sul campo da 5 mille morti, due mille feriti sono di qui passati, che l’armata è sfasciata, che i Tedeschi non vengono perché non vogliono, ch’essi certi non resistono all’Adige, e che vanno all’Adda. Altri esclamano contro il loro comandante in capite, e dicono che i Francesi saranno prima a Vienna, che i Tedeschi a Verona. Il tempo orribile le acque molte. Sulla sera giunse Macdonald e si vide più pacatezza i soldati si fermarono placidamente. Si sparse che i Tedeschi erano alla Piave che conveniva che il prefetto ritornasse, ch’era partito troppo sollecitamente infine con somma tranquillità si vide un qualche nuovo aspetto di cose. Gente venuta da Verona disse che là vi era tutta la calma e che s’ignorava questo scacco. Tutto dipende dal Tirolo, e dalla Baviera. Gran disordine per la mancanza di soldo, e per le poche providenze, i poveri feriti abbandonati senza chirurghi, e senza assistenza, pare che non si sappia dove abbiano la testa tanto è tutto sconvolto e senza ordine, però la truppa è buona, e in mezzo allo sfasciamento a noi pare di aver la guarnigione del tempo di pace.

 

20 [aprile 1809]

Gran cambiamenti di discorso; il ritorno del prefetto del podestà, le voci che i Francesi vincevano in Tirolo e in Boemia, la ritirata dei Tedeschi al di là della Piave per prosseguire fece che la gente già si credeva di già ritornata allo stato di prima, e molti dicevano andiamo a pensare ai traslati, alle ipoteche, la cavalleria volava quà e là ma alle 2 pomeridiane fece partenza alla volta di Verona, si propallò poi che doveva venire il vice-re col Quartier generale, che a tal oggetto il commissario ordinatore Scopoli fece ritornar Magenta al suo posto, perché il vice re non vedesse tal mancanza, verso sera la truppa di fanteria della divisione Grenier si pose parte fuori della porta di Santa Lucia di Padova del castello, e tutto si ripose nella maggior tranquillità. Ma le casse sono partite, non vi è viveri perché mai non si è pensato a nulla, non vi son bestie per i trasporti, e la situazione nostra è luttuosa di servir due armate in tal guisa, tutti i cavalli in requisizione, e si cerca di ripiegar alla meglio colla forza.

È arrivato la guardia d’onore Soncini Stampa in sediolo e ci raccontò la battaglia di San Cassano il giorno 16. Non vi è ne Austerlitz ne niente che la eguagli, un’ora sola ma un vero esterminio. Fa pietà il modo, la condotta, e l’esito di questa battaglia. Dalla ritirata e dai discorsi, e dalla vista si comprende che questa armata è totalmente rovinata, che non vi è ripiego per l’Adige, e il prosceguimento della ritirata fan conoscere che non vi è vittorie decise ne al Tirolo ne in Boemia, con tutto ciò i Francesi non videro più Tedeschi dal giorno 16 si vuole ciò attribuire all’effervescenza delle acque.

 

21 [aprile 1809]

Alle 6 della mattina giunse il vice re col Quartier generale.

Gran confusione di gente alloggi sussistenze e trasporti. Tutta la truppa fuori delle porte dau bivoiac. Giunse la divisione Italiana Sevardi. Il vice re girò a cavallo fuori delle porte mortificato ma gentile con tutti. Volle veder Enrico, e Luigi Bissari ai quali disse: cosa dite venni per battere e ritorno battuto. Cosa si dice qui dei Tedeschi? Non sappiamo nulla vostra Altezza Imperiale lo saprà. Io non so nulla. Tutti i miei impiegati sono fuggiti dapertutto e anche il vostro prefetto e si riscaldò. Si dice che aveva seco Macdonal. Si credeva la partenza alla notte, e si vociferava 2 spari di cannoni per avvisar la truppa, cosa che scompose. La tranquillità è somma non si suona più mezza notte. Dai 16 non si vide ne si sentì Tedeschi da alcuno.

Dal movimento dell’armata francese si comprenderà l’esito degli affari del Tirolo e della Baviera. Si dice i Tedeschi a Treviso ma senza fondamento. Bassano evacuato dai Francesi. È desiderabile un qualche sviluppo perché non si sa più come alimentarli e servirli.

 

22 [aprile 1809]

La mattina si trovò che il vice-re neppur pensava di partire. Vi è Macdonal quel della Trebbia che doveva venire per le operazioni militari, ma il vice re diede sollecitamente la battaglia dei 16. È partita la divisione Grenier, ma resta la divisione Italiana Fenaroli che protegge la ritirata. Sono venute le guardie reali, e la guardia d’onore, s’attende pure da Padova la divisione Serraj. Da Lisiera vengono soldati il vice re fece preparar per tagliare quel ponte, e posevi 2 cannoni, e andò colà magnificamente a cavallo. Siamo tutti colla testa in un sacco rapporto ai Tedeschi e alle operazioni del Tirolo e Baviera. I Francesi ne dicono di tutti i colori chi si lagna del general in capite chi lo dice sfortunato, che in 15 giorni ritornano. Che la battaglia fu data troppo sollecitamente, ma che le rissorse, e i ripieghi di Napoleone sono immensi. Ma noi siamo in mezzo a 2 armate, senza sussistenze, pieni di timori di dani di angustie, e possiamo essere o dell’uno o dell’altro e in una contradanza perpetua. Dio ci provedi colla sua immensa misericordia. I vecchi uffiziali dicono che la condotta dei Tedeschi è prudente, e che fan bene a sacrificar qualche cosa per combinarsi coll’armata di Baviera e del Tirolo. I giovani dicono siamo obbligati ai Tedeschi di vita di robba e di tutto, essi potevano farci prigionieri tutti, ma essi in mezzo a un insolito valore non possono scordarsi le antiche consuetudini. Si parla d’una colonna Tedesca penetrata in Valsabbia allora l’Adda non basterebbe per ritirata. I picchetti francesi son dapertutto le divisioni di Padova che dovevano andar per Legnago ci piombano in grazia delle acque, pare un’immensa confusione, e che i Francesi manchino di notizie vere dei Tedeschi, la pacatezza però della loro ritirata e fermata dimostrano altrimenti. Iddio solo sa l’imbroglio.

 

23 [aprile 1809]

Il vice re è immobile furor di truppa in città e a tutte le porte, picchetti dapertutto, pare che non si sappia dove abbiasi la testa. Si dice i Tedeschi a Castelfranco, poi non si sa dove, la truppa della Porta del Castello passò a quella di Santa Lucia e questa al castello questo movimento turbò il paese, sempre il timor di diffesa impaurì, quantunque la tranquillità, e le misure riassicurasse.

Il vice re sempre li li per partire, e sempre permanente. Si racconta che rimproverò acerbamente il prefetto d’essersi allontanato, di aver troppo presto abbassato le armi, sciolto i coscritti, e di esser stato causa dei disordini di Lonigo. Gridò molto alla guardia d’onore facendo loro dire, che non sapeva di che fare di soldati indisciplinati e incapaci, e che avrebbe dato il loro congedo a chi l’avesse ricercato, grand’imbroglio per questi giovani trattati da stallieri piuttosto ché da guardie del corpo.

Oggi gli uffiziali dicono d’accordo che vanno a piantarsi all’Adige dove una battaglia deciderà di esser fra noi in pochi giorni.

Gran disordini fuori dalle porte per legne vino e fieno.

Questi giorni sembrano mesi.

Il tempo dai Tedeschi cioè piovoso.

Venezia è chiusa con 7 mille uomini, e non aprovigionata, e mancandoci il mare si dovrà fra non molto o essser liberati o arrendersi.

Si dice pure che Mantova non sia aprovvigionata. Veramente in tutto si discerne un acciecamento permesso dalla providenza e in ciò solo giova sperare.

 

24 [aprile 1809]

Questa mattina alle 4 è partito il vice re con molta truppa, guardia reale e guardia d’onore. È partito il prefetto, ed è rimasto non si sa che truppa fuori della Porta del Castello. La quiete era somma, ma alle 4 pomeridiane un diavolezzo sul corso di cavalleria e fanteria dicendo son qui i Tedeschi e pareva di già l’inimico giunto, ma verso sera tutto fu tranquillo. Dei Tedeschi non si sa nulla, ma vogliono dire che ve ne sia all’Anconetta dei picchetti, e che il grosso corpo sia ritardato dalla rottura del ponte di Lisiera, Certo è che noi siamo in gran angustie, e le requisizioni sono infinite. Vi è il generale Jerraj e Roussel. Si aprono e si chiudono a ogni tratto le porte di Santa Lucia e del castello, e vi son picchetti dapertutte le altre porte. Quando mai finirà tanti angustiosi giorni e mesi e anni, la sola Providenza può sollevarci dagli immensi mali presenti, e da quelli ancora che si offrono spaventevoli in un fosco avvenire.

 

25 [aprile 1809]

Giorno di San Marco alle ore 9 si tremava ancora e i Francesi con due cattivi generali ci tenevano in dubbio d’ogni cosa.

Alle 10 un picchetto fulminante di cavalleria Tedesca diradò dal nostro paese i Francesi. Un corpo superbo di cavalleria di fuga inseguì all’Olmo l’inimico che trasportò per ultimo 8 mille razioni di pane. Poi giunse interpollatamente fanteria e cavalleria, e alle una giunse l’arciduca Giovanni accolto da applausi così sinceri e sentiti che ne rimase commosso. Il paese dimostrò una calma e un giudizio degno d’esser trasmesso alla posterità. Ma il cambiamento della convulsa fisonomia universale a una pura gioja e sicurezza sarebbe stato degno del penello. Il principe educato e compito, si mostrò contento di sue vittorie e disse che non faceva la guerra agli Italiani e ai Francesi ma a Bonaparte. Rimarcò che il prefetto che avevamo sapeva ch’era un bravo uomo e che non capiva perché fosse partito e disse io faccio la guerra ai soldati, e non agli impiegati. Il principe volle in Casa Nievo il trattamento del soldato e onorò il Casin vecchio di sua presenza per rimarcar forse una lodevole compassione alle calamità nostre. Il dopo pranzo gran truppa da tutti i versi e tutta accampata fuori delle porte, domani il principe parte e l’armata s’incammina a Verona. Le notizie del Tirolo si dicono eccellenti, e così di Germania, noi vedremo questo dal prosceguimento dell. Le requisizioni sono immense e forse assai superiori alle esauste nostre forze. Si comanda il dar da mangiare agli ospiti militari. Tutte le autorità nel loro posto, e la Guardia Civica in piedi di servizio. Lodò il valore delle truppe Italiane e disse che si batterono eccellentemente. Per la guardia d’onore disse che se ne facesse di prigionieri li manderebbe certo alle case loro. Pare che i Tedeschi sieno rinvigoriti e animati, l’uffizialità alla moda francesi e pieni di buona volontà e di compiacenza nel vedersi il loro principe fra loro. Noi ne conosciamo diversi. È innegabile finora una sovrumana Provvidenza che dirigge la cosa e questa ci fa sperare un buon termine altrimenti oh Dio!

 

26 [aprile 1809]

L’arciduca non è partito e ciò scompose un poco. Tutta l’armata prossegue alla strada di Verona colla solita immensità di carriagi. Si dicono buone le notizie del Tirolo che sieno stati fatti 11 mille prigionieri, Baraguays d’Illiers rinchiuso nella fortezza di Pietra, e tutto per opera dei sollevati Tirolesi, e si calcola evacuato il Tirolo. La marcia però dei Tedeschi lenta e misurata fa sospender la fantasia.

I mali alle nostre campagne fatti dalle due armate sono incalcolabili. Questi oltramontani chi più chi meno vanno a gara di distruggere ogni nostra radical rissorsa. Basta però che la Providenza rendi un termine ai mali, e alla medicina, e che fosse l’ultima furlana.

Qui abbiamo 6 manifesti energici, le nostre stamperie lavorano in gran scritti. Se l’ingordigia umana non fosse comune saria del gran tempo che il mondo goderebbe la pace. Vi è del vero, basta che una volta si verifichi nel risultato i beni che sempre si promettono colla penna.

Salva, protetta, e innalzato il culto della nostra Santissima religione, e ridonato al Sommo Pontefice e alla Chiesa tutti i suoi stati e lustro allora i sovrani e i popoli potrebbero solo ricuperar riposo e sicurezza.

 

27 [aprile 1809]

Alle 8 è partito l’arciduca in un saltafossi [=tipo di veicolo] con due generali Nusan, e Nimy Smith Colloredo Gavajini ec. ec, Tutto il giorno passò poca truppa e ciò ramaricò. Una pioggia non interrotta e un scirocco da alluvioni. Dopo pranzo fino a un’ora di notte un cannonamento sommo, e che pareva si avvicinasse sempre a noi. A Montebello ieri vi fu un attacco in ritirata forte, e oggi si calcola qualche fatto ai Ronchi, o Arcole ec. Il timore, l’angustia è al sommo grado. Tempo orribile, si trema per la mancanza delle sussistenze alle truppe, e al paese nostro. Il nostro misericordioso Iddio è il nostro unico conforto.

È arrivato certo Donati Padovano incatenato, essendovi pochi Tedeschi in Padova vien supposto dal popolo che questo Donati avendo veduto a giugnere alla locanda della Stella in Padova il signor  Gois commissario organizzatore con 3 carrozze abbia avvertito dei picchetti francesi a Este; questi vennero, e lo fecero prigioniero, la cosa si saprà meglio. Il Quartier generale era mortificatissimo di questo, e non si comprende come questo soggetto abbia preso una strada diversa dal Quartier generale. Si dice che abbia lacerato le carte e che aveva 4 mille Luigi. Si parla di molti discorsi succeduti in Thiene e acquietati dalla truppa Tedesca che colà discese.

I Sette Comuni hanno offerto un battaglione di volontarj.

Gran giorni luttuosi, due armate a fronte alle nostre porte, bisogni immensi delle truppe: scarsezza di tutto anche per mancanza della dovuta previsione del fu governo. Discorsi di masse, tempo veramente spaventevole d’una dirotta pioggia interminabile. Providenza Santa noi siamo nelle vostre mani, e raccomandiamo a voi il risultato di tutto, e la misera umanità.

 

28 [aprile 1809]

Il cannonamento di ieri tanto vicino a noi scompose il paese tutto, e alla mattina si temé il fatal Zeruch, ma dettrato un bagaglio d’un generale, tutto si avviò alla strada di Verona. Dovea passare 2 mille uomini, ma si disse che le acque di Lisiera lo impedì. Il dopo pranzo si rinnovò interpollatamente il cannonamento ma parve lontano. Quello che umilia si è la vicinanza delle cose, senza mai poter capire la verità di nulla, non solo del Tirolo, ma le posizioni stesse della strada di Verona, sembrò verso sera che i Tedeschi fossero a Caldiero. I tempi, la mancanza di sussistenze, il terror d’un rigurgito tenne i nostri animi in una nuova serie di angustie. I manifesti sono infiniti alla nazione Allemana agl’Italiani, rifferte di fatti, esposizioni di ragioni dell’imperator d’Austria, tutti promoventi energia, ma il nostro popolo non nato militare conserva una ragionevolezza di giudizio plausibile sotto tutti i governi. Povera Italia destinata sempre a dar buon viaggio e ricever sempre dei stranieri. Conoscitrice però del minor male stà in braccio della Providenza e prega perché il Cielo si muova a pietà dei suoi immensi mali.

L’organizzatore Goess pareva destinato ad organizzar le masse e già si parla di battaglione padovano e dei Sette Comuni. Faccia il Cielo che simile misura non si renda mai necessaria.

Si è fatta una commissione di 5 soggetti Bissaro, Tornieri, Trissino, Antonelli, Scorza per rimpiazzare il prefetto nell’autorità.

Le requisizioni sono immense, 260 mille razioni pane, 800 carra di fieno, migliaja di scarpe, bovi, ma non si parla di contribuzioni, è ingiusto di dar da mangiare agli uffiziali, ma ora siamo quasi senza truppa, e gli arrivi non son tanto numerosi come si credeva. Ma la permanenza dell’armata sulla strada di Verona ci precipita, oltre l’angustia.

 

29 [aprile 1809]

Niente si sa di Verona e pare che venghi contrastato ogni passo. Il taglio degli argini dell’Alpon  accresciuto dalle gran pioggie interuppe la marcia dell’armata Tedesca. Il cannonamento è stato sommo, e si vuole un fatto a Legnago, e una battaglia domani. Quello che conforta si è che tutto marcia per Verona, e si tiene che i Tedeschi sieno a San Martino, e San Michele. Le nuove di Germania e del Tirolo sono buonissime, ma a noi preme Verona come effetto di tali discorsi, e come un peso che gravita troppo sopra di noi per le sussistenze, e trasporti.

È venuto il signor Francesco Palazzi che lasciò Milano il giorno 24 in un gran turbamento. Finora una forza superiore umilia la potenza e la vigilanza umana.

Qui senza gran alloggi e pochi soldati si comincia a respirare.

Pare che l’armata non sia di gran gente, ma i carriaggi frugoni barconi bagagli eguagliano l’antico corredo di Xerse.

Non giunge truppa.

La Commissione dei 5 ha proibito i proclami stampati senza permissione.

Tutto il mondo fuori della Porta del Castello e a Monte, ma le notizie sempre varie, e incerte. Si vuol partita la cassa di guerra e che domani si entrerà a Verona.

 

30 [aprile 1809]

Il silenzio, la lentezza, il cannonamento, il non veder mai bollettini uffiziali di Germania e del Tirolo facevano sospender ogni lusinga, e l’andamento di questi giorni che formava dell’armata Tedesca vittoriosa un’armata in difesa pressagivano quello che verso sera sempre però con sbalordimento, si udì la ritirata degli immensi carriaggi, e una voce sorda o di battaglia decisiva, o di ritirata per la gran vittoria dei Francesi a Ratisbona. Si può immaginare la costernazione nostra, mentre un mese fa si viveva nelle nostre miserie tranquilli, e nemmeno s’imaginava cambiamento, il vedersi ora il bersaglio di così immensa vicenda. Dio solo può sostenere la trista nostra situazione colla sua Provvidenza.

   

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Primo [maggio 1809]

Gran costernazione per la ritirata, ma non si vede che carriaggi ec., e mai un uomo. Non si comprende nulla. Nicolò Bissari [avvocato: nulla a che vedere con gli altri Bissari] andò a Montecchio dov’era alloggiato l’arciduca, esso non lo vide, ma i generali dissero che le cose non andavano male, e verso sera passò una stafetta che propallò gran vittoria dell’arciduca Carlo sopra Massena in Germania. Ma qui tutti tremano, e non vedono dall’andamento della armata le buone nuove del Tirolo e della Germania.

Non v’è più pane, e si muore in tante angustie.

 

2 [maggio 1809]

La nuova della sera della vitoria di Massena diffusa dapertutto, ma derivando da un comandante di Gratz, e non direttamente spedita dall’arciduca Carlo faceva credere dei nuovi movimenti nell’armata Tedesca tantoppiù che giamai un soldato si vide nel ritorno dei carriaggi. Ma la mattina per tempo cavalleria e fantaria si viddero in ritirata. Si sentiva il cannone e il moschetto e si tremava di tutto. Quando si compose la ritirata con un ordine singolare con tamburi e bande, l’arciduca a cavallo e dissero la vittoria di Massena ma che stavano all’ordine anteriore di ritirarsi al di là della Brenta fino che l’arciduca Carlo partecipasse formalmente la nuova. Tutto sfilò con un ordine ammirabile senza distrar dal corso neppure un soldato. Alle 4 pomeridiane tutta l’armata era passata, e si temeva la retroguardia, che con cannoni e bombe volesse dar tempo, ma per la prima volta in questi fatali tempi i Vicentini furono padroni di Vicenza. Si seppe che i Francesi erano all’Olmo e che forsennon venivano che la mattina. Qui si suppose molte cose se fosse vera la vittoria riportata con Massena, ma si sente in cambio una gran vittoria di Napoleone con 50 mille prigionieri 100 cannoni ec. ec. Se l’armata Tedesca è sola senza alleati la monarchia è andata, se altrimenti le vicende potrebbero di nuovo accadere.

Noi siamo consunti, sbalorditi, e nel seno della Providenza.

 

3 [maggio 1809]

Alle ore 4 cominciò l’ingresso baccante dei Francesi, e durò fino alle 5 pomeridiane. Il brio, i frugoni moltissimi, ma più pieni di cose dei immensi carriaggi vuoti dei Tedeschi, e l’elastico della truppa, il numero di gente imposero. Dai più esatti venne calcolata l’armata di 50 mille. La division Miollis, e la cavalleria del re di Napoli, e la colonna del Tirolo di Baraguaij d’Illiers coprirono i vacui della Battaglia di Sacile. Affissero la strepitosa vittoria di Napoleone sull’Iser.

Gran sacco sulle strade, gran squallore di tutti. Il vice re giunse, e andò a Lisiera a cavallo poi ritornò e riposò fra le nostre mura. Si comandò l’illuminazione di tutta la città. Si lodò molto dei Vicentini e parve commosso dei nostri mali. Tutti i Francesi furenti coi Padovani per i fischi ec. nella loro ritirata. Il Vicentino dimostra un giudizio e una riflessione singolare in tutti gli evventi. Ma gran visite, gran disgrazie, e gran sogno in pochi giorni. Se son veri gli affari di Germania la cosa finisce a Vienna. Se le cose sono cangiate colà e che sia vero che i Russi sieno alleati coll’Austria si potrebbe soffrire della altre furlane. Noi siamo in braccio della Providenza distrutti, e angustiati. Non vi è più come mantenere tanta gente, il fieno è un genere che manca totalmente. Sono ritornati i nostri emigrati, e domani si attende Magenta. Gran squallore generale, la sola gioventù, e gl’Impiegati dimostrano qualche convulsiva gioja.

 

4 [maggio 1809]

Si credeva tutto il Quartier generale di partenza, ma dal can[n]one e dal moschetto si crede della resistenza alla Brenta. Il vice re pertanto è andato fuori di [porta] Santa Lucia a cavallo, le sue carrozze andarono ritornarono, e ripartirono e si crede che questa notte egli dormirà a San Pietro Engù. La guardia d’onore è alquanto discreditata, e vien posta a pezzi nella cavalleria e incasermata. La ritirata dei Tedeschi è assai lenta e fa supporre che le vittorie francesi di Germania non sieno tanto decisive, anzi i Francesi stessi la minorano, e nel bollettino e nei discorsi. Vi è una sorda voce che s’incaminano i Russi. Noi siamo precipitati radicalmente, un saccheggio spietato alle nostre campagne, precipizi per sussistenze, trasporti, e alloggi, eppoi ai pagamenti e pesi ordinari. Faccia la Providenza perché i bisogni e le rovine son giunti all’estremo.

 

5 [maggio 1809]

Tutto il Quartier generale è partito e si sa che alle 9 i Francesi hanno passato la Brenta. Questa resistenza di tre giorni alla Brenta fa creder a tutti che le nuove di Germania non sieno decisive per i Francesi, e che i Tedeschi possano dar una battaglia nelle pianure. Questo dubbio e questo punto tengono gli animi angustiati perché colà si può decidere del destino dell’Italia o dell’ultima nostra distruzione. Qui siamo rimasti tante statue per gli avvenimenti, e per il sacco alle nostre campagne. Pochi supponevano che nel solo abbandono di 8 giorni dai propri possessi i Francesi non dovevano agir così, tanto l’equità umana è impressa nei cuori o la genialità ad onta di sì amare esperienze. Bassano è stato bombardato e noi ne siamo stati esenti per pura Provvidenza. Il mese di maggio deciderà di tutto, e questo pensiero coi disastri sofferti tiene il nostro animo oppresso, di tema, e di curiosità.

 

6 [maggio 1809]

È partito tutto l’equipaggio reale. Si sente il cannone, e si crede qualche fatto al di là di Castelfranco. Chi tiene simili resistenze per unirsi alla colonna di Chatler proveniente dal Tirolo, chi questa lenta ritirata alle notizie di Germania non tanto decise per i Francesi.

Qui la descrizione degl’immensi saccheggi tiene l’animo oppresso di chiunque. Si vede ai cantoni un manifesto di punir simili eccessi, e ciò è sempre stato dopo tre giorni, attese le esperienze che noi abbiamo fatto nel 1797 1801 1805 e 1809.

Il podestà di Montebello con il signor Lucca Tomba furono al Quartier generale di San Piero Engù, e ricevuti da Sua Altezza essa si comosse, ma due generali dissero, questi son mali dell’inimico, al che Tomba disse: giuro da uomo d’onore che simili eccessi non sono dell’inimico, al che Sua Altezza soggiunse: datemi una memoria che verrà considerata. Si spera che gli altri podestà di questa linea del Lisonzo a Verona faranno lo stesso benché tardi.

I Tedeschi non saccheggiarono, ma posero imposizioni, solo i mali inevitabili di vino, pane, legna, e fieno, ma con discrezione.

Si dice che nel portafoglio del semplice Conte di Gois vi sia il solo vicentino Gioachino Rigotti e che perciò venne arrestato a Verona. Qui il prefetto ha un po’ cangiato stile dopo il suo ritorno. Non abbiamo più notizie di Germania dopo la strepitosa vittoria di Napoleone dei 21 22 aprile, e non vediamo che la lentissima ritirata tedesca. Il Tirolo si dice evacuato da tutti, e in preda agli orrori di una insurezione.

I Francesi declamano dei manifesti tedeschi, e li cercano.

Si provvede l’armata, gran trasporti, non vi son più cavalli in città, e il bestiame va venendo fin da Lodi. Qual pietà! Non vi è più fieno per le nostre bestie e si stenta di biade perché non si ha più il modo di farle venire e così delle legne.

 

7 [maggio 1809]

Gran nuove di Brenau preso d’assalto, e della ritirata dell’arciduca Carlo sbalzando l’Austria in Boemia, lasciando al comando il generale Rosemberg. L’arciduca Giovanni si dice che lungi di dar una battaglia al Tagliamento vadi per i monti a guadagnar più, presto la Germania. Questo affare impreveduto col desolamento del nostro territorio fra i pochi altri dimostra ancora l’anichilamento possibile della Casa d’Austria.

Un decreto venuto, sopprime il ministero che per pochi minuti servì ai Tedeschi i quali lasciarono tutto sul piede di prima.

Il prefetto e il segretario si fanno una nuova corte e sono imbarazzatissimi.

I Tedeschi furono a Treviso la sera dei 6.

La Guardia Civica conduce i ladri che hanno l’uniforme francesi autorizzati a ciò fare.

Le rovine del nostro territorio, e la privazione di fieno, il continuo servizio dei bovi, e cavalli formano l’oggetto dei nostri discorsi, e della nostra desolazione.

 

8 [maggio 1809]

Immenso cannonamento quasi tutto il giorno, gran feriti. Chi crede una ritrocessione. Certo è che i bagagli si son ritirati per 4 miglia, chi tiene che ciò sia stato al bosco del Montello chi al passaggio della Piave, la sostanza è che si disputa palmo a palmo il terreno, e che noi all’oscuro di tutto non comprendiamo nulla, e viviamo come si può vivere, in mezzo a tanti guai, danni, ed angustie.

È stato arrestato certo Poini e condotto a Venezia si crede per intacco di cassa.

Gran confusione nella prefettura, tutto per i Francesi, e poche viste per gli abitanti. Dio provvederà in un modo o nell’altro certo così è una morte.

Questo mese è decisivo per l’Italia, e per la casa d’Austria.

 

9 [maggio 1809]

Nel tramortimento del Ministero per l’incertezza delle nuove, si seppe per accidente da un corriere, che i Francesi passarono ieri alle 7 pomeridiane la Piave. L’aver dormito il vice re al Gazo e credendo perciò una ritirata di nuovo, dopo il forte cannonamento si sente ora ch’è arrivato al campo il maresciallo Soult, e che il vice re possa andar a Milano a celebrar le feste dell’anniversario del regno. Monsieur di Mejan giunse ieri da Verona e passò a Padova. Niente si comprende. Si vede però e sussistenze e vestiario incaminati per l’armata.

 

10 [maggio 1809]

Ancora non si sa di preciso della Piave, ma tutto cammina a quella volta, indizio questo indubitato. Si sparge che dei Tirolesi e un corpo di Tedeschi minaccino di sortir dal Tirolo. Bassano è pieno di spavento ancora non si sa se Trento sia libero.

Si è posto ai Cantoni la solita vittoria di Ratisbona con 220 mille fra prigionieri feriti e morti dopo i 22 d’aprile altro non si sa di Germania. Che tutto sia sfumato sembra incredibile.

È licenziato Scorza alle finanze per aver servito nell’ottavario gli Austriaci, ed è venuto il suo sostituto.

Il Ministero è licenziato parimenti, e tutta la bassa famiglia del prefetto per non  esser fuggiti all’arrivo dei nemici.

 

11 [maggio 1809]

Lo spavento dei Tirolesi si dissipò e fu un picchetto e pochi disperati dalla fame.

L’armata prossegue, chi tiene una battaglia a Fontana Fredda, chi la crede verso Udine.

Il podestà dice che Napoleone è vicino a Vienna e prossimo ad entrarvi.

Come abbia sfumato tutto non si comprende, e molti vogliono credere altrimenti.

Ieri ai cantoni v’era un decreto dell’accrescimento di un terzo dei dazj Evviva!

Si crede in domani che i trasporti anderanno per conto regio.

Oggi tedeum per l’anniversario del regno, la Guardia Civica, e le guardie formavano una spettacolo curioso.

Gran dani nelle campagne, e gran sospiri universali.

 

12 [maggio 1809]

È venuto il deposito della guardia d’onore in 140.

Sono arrivati da 600 prigionieri con due generali Smith, e Giulay alloggiati allo Scudo di Francia.

Dai calcoli sembra Napoleone a Vienna e il vice re in Udine v’è chi non crede ciò assolutamente. A Bassano si teme delle bande disperate di Tirolesi, vi è 200 soldati e si prega al Quartier generale di mandarne.

È rimessa parte del ministero a giudizio del prefetto detratto cinque.

Siamo all’oscuro di tutto, e se le nuove di Germania son descritte nei giornali come quelle d’Italia che abbiam vedute, vi è un tal inganno e falsità che sorprende.

 

13 [maggio 1809]

Si sente il cannone, si disputa ogni passo, vengono gran feriti, e non si comprende una ritirata tanto lenta, e sanguinosa.

A sentir alcuni tutto è finito. Dal telegrafo si mette Napoleone ai 6 a Vienna, a sentir degli altri le cose sono oscure assai, e ai primordi della guerra.

I Tedeschi han fatto un colpo da disperati fondando tutto sulle masse, misura terribile e non concepibile alla mollezza ed egoismo dei tempi nostri, e lusingandosi di aver con se la Russia, la quale, a quel che sembra, non prende parte decisa per alcuno.

Gli avvenimenti però singolari e subitanei di cui siamo testimoni e vittime ci fa vivere con una tema indeffinibile di qualche gran evvento, di cui la fantasia stessa non sa fissarne la qualità, ed il tempo.

Napoleone è un fenomeno, e i suoi piani, e la sua ambizione non hanno limiti. Noi siamo senza comercio, senza rissorse, si fa zimbello della vita degli uomini, il militare, e i maneggi assorbono tutto, l’amministrazione dispendiosissima, niente basta, e ldi un regno impoverisce per acquistarne un altro.

 

14 [maggio 1809]

Giugne innaspettatamente la notizia, che agli 11 i Francesi sono entrati in Udine, e che ai 14 entrerà Napoleone in Vienna: ecco terminata una campagna promossa dalla disperazione, ineguale di numero, e di elastico, sanguinosa, e desolatrice per la sfortunata linea che ha abbracciato. Si offre al pensiero una massa di riflessi sulle vicissitudini umane, e sulla disgrazia di chi vive al momento in cui l’esplosione dei cangiamenti sovverte tutta le consuetudini, e idee anteriori.

 

15 [maggio 1809]

Oggi vennero posti in conventi diversi i predicatori, Parise, Chioda, De Luca e Tassoni, per discorsi delle vicende del giorno. Sospeso Tornieri dal giudiziario, e de Laoj per aver giudicato e servito in tempo austriaco. Niente si sa di preciso, ma l’andamento delle armate provano le vittorie francesi.

 

16 [maggio 1809]

Nulla si sa di Germania, ma i Tedeschi non sono certo più in Italia. I bollettini replicano sempre Ratisbona, e Salisburgo. Qui si parla di arresti per imprudenze, per aver servito momentaneamente sotto i Tedeschi, e alcuni vogliono le carte del conte di Gois.

 

17 [maggio 1809]

Si dice che i Russi abbiano preso Varsavia e data ai Prussiani. Si crede che le masse Ungaresi facciano qualche cosa. Il Tirolo è pieno di sollevati, e molti Tedeschi. Ciò è quanto si dice per Casa d’Austria. I Francesi poi dicono vittorie sopra vittorie e non si sa nulla.

La guardia d’onore in deposito è qui, ne pensa di partire. Ancor questa è cosa curiosa. Vienna non sembra per anche occupata.

Gran disertori tedeschi e prigionieri. Molti feriti. Non v’è più Francesi. Tutto è all’armata. Vengono degl’Italiani da Spagna.

 

18 [maggio 1809]

È sospeso l’approvigionamento di Legnago. Le guardie d’onore hanno avuto ordine di portarsi ai 20 a Udine. Ho conosciuti Soncino, Busetti, Beretta, Miari, Ca bianca, Crotta, Persico, Vecelli, Martinengo. L’armata d’Italia è a Leibac, di Germania sembra un bullicame in disordine, e non si sa nulla.

 

19 [maggio 1809]

Un uffiziale porta la notizia che la division Lamarque si è impossessata di Trieste, e che Napoleone è entrato ai 10 in Vienna. In Italia vi è tanti prigionieri tedeschi quanti non ne comportava la scarsa armata. Le esagerazioni sono infinite nei dettagli, ma le cose avanzano.

I Russi si vogliono decisi per la Francia e si vedrà cosa farà la massa Ungarica? L’interno sollevamento della Germania sarà poi vero? Le armate tedesche sono elleno sfumate? Napoleone ha egli fatto un colpo decisivo? I Francesi son poi tanto numerosi quanto appariscono? Tutte queste questioni verranno delucidate in breve, ma frattanto si sospende ogni giudizio. Il Tirolo ora sembra pieno di briganti, ora nulla, ma infatti tutto oscuro ed incerto.

 

20 [maggio 1809]

Son partiti i 140 guardie d’onore che spuntavano in tutti i buchi, e di cui la condotta è in cattivo nome vanno in quattro fermate a Udine, cattive selle, cavalli amalati, comandanti curiosi.

Colle iniziali di Ratisbona presa si rilevò questo

 

                   Rovesciò

                   Austria.

                   Tranquillizzò

                   Italia.

                   Soccorse

                   Baviera

                   Oppressa.

                   Napoleone

                   Augusto.

 

Con tutto ciò si spargon delle voci, e i bollettini uffiziali non compariscono che rimpastati di nuove vecchie. Non si vede rinforzi. Vien ordinate le preci per la guerra che sembra ben lontana d’esser terminata. Il buon umore non è grande fra gl’impiegati, ciò può forse essere per la gran paura avuta.

 

21 [maggio 1809]

Oggi si vocifera una vittoria austriaca che abbia liberato l’Austria superiore e condotto Massena prigioniero in Vienna ai 9 del corrente.

Si dà per certo che ai 18 sia ritrocesso i carriaggi in Udine dalla Pontieba, e che ai 19 vi fossero ancora. Quel che è vero si è un gran silenzio ed insignificanti bollettini, e che ancora non si sa nulla di preciso dell’ingresso di Napoleone in Vienna.

Sono arrivati qui vari carri carichi di feriti, si vuol sentir il cannone ma non par probabile.

Giungono da Verona 200 soldati. Si parla dei briganti del Tirolo, ma sembra che la paura sia più rilevante della cosa.

Questa guerra di disperazione può produr degl’incagli, la Provvidenza ci assisti e dia un termine stabile a tante pene!

 

27 [maggio 1809]

Mentre cento probabilità illudevano sull’armata sino al Lisonzo e sull’affare più importante dell’armata di Germania, si sente le solite cannonate dell’ingresso dei Francesi a Vienna li 12 e a Trieste li 17. I discorsi son vari, ma la cosa camina velocemente e in breve si vedrà l’affare sviluppato.

Si dice che dell’armata del vice re passeranno per qui 6 mille uomini chi dice per il Tirolo chi fa dei lunari.

Gli arrestati ecclesiastici non si muovono, e si dice l’arciprete di Recoaro e il padre Tassoni passati in torrone [=la prigione situata nella torre più piccola], e che si traduranno a Milano. Il rigore in tale proposito è grande. Si parla dei briganti del Tirolo ma la cosa si riduce a nulla finora per noi ad onta dei sommi discorsi. Si dice che Trento e Roveredo sieno ora evacuati dai Tedeschi.

 

28 [maggio 1809]

Il senator Thiene ci tien notiziati degli immensi successi dei Francesi in Germania. Dai fogli e dai discorsi non si sa nulla della giornata dei 12 in poi. Qui si vive fra il trionfo dei bevitori dei galanti e degl’impiegati, e si soffre un deperimento giornaliero, colla prospettiva di un fosco avvenire.

 

29 [maggio 1809]

Verso sera vennero fermati e condotti dai giandarmi a San Biaggio Andrea Tornieri, commendator Trissino, Nicolò Bissari e Antonelli della fu commission tedesca. Ciò addolorò tutto il paese. Si spera che sia una misura di massima, certo l’innocenza dei soggetti lo fa credere. L’invasione tedesca è stata fatale meno per i danni che per una certa inquietudine di cui non si avea più idea dopo la democrazia.

Si va arrestando spesso qualcuno. E degli arrestati anteriori non si parla.

Le vittorie francesi vanno al non plus ultra, noi lo sappiamo dal giornale, mentre niun parla e non giungono lettere di Germania, ostensibili.

Il prefetto ordina e Rua e pallio il giorno statutario.

 

31 [maggio 1809]

Si ordinò e sospese la festa al Casin vecchio per il mal umore di tutto il paese, e per le tante parentelle degli arrestati.

I nostri arrestati sono in un orrida caserma e si sa che nelle altre città il modo e il luogo sono stati diversi per le commissioni ec.

Tutti i giorni giungono alcuni arrestati a San Biaggio.

Il giornale dice che l’armata francese prende riposo, e dopo i 12 nulla si dice.

Gran mese ossia anno è stato questo: calcolando dai 11 del decorso, cinque passaggi di armate, alti e bassi straordinari, saccheggi, angustie, poi arresti e dispiacenze, e molte tempeste nel nostro territorio.

Dio abbia pietà di noi!

 

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