segue il  Giornale di Ottavia Negri Velo

 

Trascrizione di Mirto Sardo  

[con aggiunta delle date esatte tra parentesi quadre]

 

1810

 

4 [gennaio 1810]

Giugne truppa e si aspetta la guarnigione, si ha ordinato i fieni perché sarà di cavalleria ma questa sera si spargee retrocessione di truppa, e sospeso l’ordine del fieno, chi crede guerra fuor d’ogni naturale ragionamento, chi sommosse in Dalmazia, o nelle nuove cessioni dell’Austria. Le cose sono tanto ribaltate che non si sa cosa congetturare. I giornali sparlano dell’Austria.

 

6 [gennaio 1810]

Gran squallore a Milano; la vice regina si dice afflitta per il ripudio imperiale e amallata. La ritrocessione della divison Grossy, che dovea passare immantinenti per qui fa fare cento discorsi, e già una nuova guerra entra in questi.

Noi stiamo tristi, pensierosi, ed esausti a vedere il nuovo quadro delle cose. Ci pare che l’armata sia ritornata in gran discapiti dalla Germania. Vediamo Napoleone a ripudiare, e col pensiero di farsi sposo a Parigi. L’Olanda sembra un gazzabuglio, che non si sa se sia deciso per i Francesi, o per gl’Inglesi.

La Spagna colla vittoria decantatissima d’Occana non si sa quali forze ricerchi dalla Francia per aquietarsi ed esser totalmente conquistata. Per la Russia un giornale dice che Napoleone non sarà mai geloso dei progressi di questa potenza, e in fatto essa sembra vittoriosa in Turchia, il giornale dopo Napoleone dice l’accrescimento del mio regno in Dalmazia mi metterà a portata di garantire l’integrità dell’impero turco tanto necessaria al mio onore e alla mia politica. Si vuol dei nuovi regni, ma la caldaja bolle in grande e non si sa sen onpregar la Providenza di assisterci.

 

11 [gennaio 1810]

Si sentono da tre giorni delle sommosse nella val de’ Signori per diffetto di pagamenti publici, son partiti per colà tutti i giandarmi.

Ai 10 fu esposto il prediale con un terzo di moneta fina, aumento riflessibile.

Non giungono giornali. Si sa che ai 15 venuto il vice re o no, si faranno le feste stabilite per la pace.

 

14 [gennaio 1810]

Si vocifera la detronizzazione del re di Baviera, questo sorprende se si può più sorprendersi in tali argomenti.

Niente si sa, tutto è oscuro. I Turchi vincono, i Spagnuoli osano ancora, non si sa la formazione di nuove cose, ma sembra facile delle nuove configurazioni di regni, infine mai più tanta stanchezza, noja, e miseria. La Val dei Signori era tutta tranquilla e solo esibiva i suoi campi e pregava di lasciare ad essi il povero loro caldiero. [=paiolo di rame]

 

17 [gennaio 1810]

Non ancora si sa la sposa napoleonica. Si dice che l’illustre famiglia di Francia Montmorenci si gettò nelle braccia di Napoleone fin dal primo momento del suo ingrandimento, e che la lealtà e l’amicizia con lui furono sempre eguali. Discendendo questa famiglia da Carlomagno si crede che Napoleone sposi una giovine di questa casa per amicarsi la Francia, non avendo egli bisogno di altre aderenze attesa la sua unica e potente situazione.

Per le cose d’Europa tutto è travvolto e l’idee stesse non sanno dove appoggiare. L’Olanda, la Spagna, la Turchia, la Russia formano ciascheduna un punto da riflettere. Quello ch’è certo si è che gl’Inglesi non hanno bisogno di noi, questo è quello che forma il nostro vero infortunio, come combattere una nazione maritima? Come giugnere ad averne una composizione? Tutto il genio di Napoleone, tutta la fortuna della Francia, tutti i gemiti dell’Europa non cangiano un iota in quei fieri isolani, e noi fremendo e piangendo non sappiamo più cosa pensare. L’impero della terra è sommo, tutto concorre a possederne molto ma come vivere? Napoleone non sa cedere, gl’Inglesi non ponno, ecco il vero punto centrico della nostra disperazione.

Per la tranquillità privata il genio del sovrano, lo spirito di cui è animata l’armata, la macchina dell’amministrazione fanno vedere che non ponno mai darsi che delle circoscritte e disgraziate somosse, ma i patimenti, e la miseria saranno in mezzo ai più ampulosi vocaboli il nostro appannaggio. Vedremo delle guerre disgraziate, dei cangiamenti di scenici governi, ma la prosperità e il buon vivere saranno sempre banditi senza una qualche spezie di pace cogl’Inglesi.

Come descrivere la nostra civica situazione. Pagamenti, pagamenti, non v’è riscossioni, non v’è comercio né industria. Quattro impiegati ballano giocondamente la furlana, tutto il resto sospira e geme. Passano i militari mezzi morti, e non ridono che col vino. La coscrizione opprime il cuore. I ladri si moltiplicano. La gente colta va disputando sulle dicerie. Le signorine vestono coll’ultimo ducato, i galanti pajono disperati colla convulsione di divertirsi, il popolo freme, piange, sospira. Infine il quadro più luttuoso si offre agli occhi i meno osservatori.

 

18 [gennaio 1810]

Gran andirivieni di truppe ordini contrordini. Si dice ordinata guarnigione a Milano, Bergamo, e Brescia, che ciò costerna i Milanesi mentre previlegiati finora, e lo calcolano un sintomo di cangiamento della loro centricità. Il vice re non è ancora giunto, e si dice prorogate le feste al suo arrivo.

 

22 [gennaio 1810]

Gran brentana, gran soldati fermi per tal accidente, passaggi continui, e soleciti, chi li crede per Milano, chi per Spagna.

Gran sussurri per un casino che faccia contr’altare al nuovo, gran satire orribili, tutto è posto all’ordine della confusione, e dell’inquietudine, veramente non v’è più nulla di pacifico e di buono.

 

26 [gennaio 1810]

Il procurator regio Anfossi sollecitato dalle satirizzate fece un proclama proibitivo di satire senza andar inteso dovutamente col prefetto, giusto per il quieto vivere ma mal scritto ed epitettato, il quale fece rivivere il discorso della satira e ne procurò una al povero procuratore. Qui si attende il maresciallo Macdonal con gran seguito esso è andato a veder Venezia poi si crede diretto colla sua truppa per Spagna.

Si vocifera uno sbarco d’Inglesi e Turchi a Genova.

Il matrimonio di Napoleone e annullato spiritualmente come quello d’un semplice privato.

 

8 [febbraio 1810]

Gran discorsi per il vice re che dai 2 di decembre è a Parigi, e ne lettere ne fogli parlano del suo ritorno a Milano. Oggi si dice che il re di Napoli di ritorno nei suoi stati disse alla vice regina che il vice re è partito ai 6 da Parigi e sarà in breve a Milano. Ecco Milano risuscitato, e Venezia di nuovo avvilita.

Si dice il celebre Barbon [Andrea Hofer] a Mantova in poter francese, chi processato chi gaudente dell’amnistia.

È sparso a Milano che si minorerà il prediale. Certo si minora dal signor Vaccari molti impiegati.

Del Papa nulla si sa.

Della sposa di Napoleone si vede un serraglio pronto di principesse i militari opinano per la francese Montmorencì.

Tutta l’armata è di già passata e in questo ultimo mese si vide della gente, e si calcola 40 mille uomini in tutto ritornati per qui dopo la pace.

È venuta la guarnigione parte fanteria parte cavalleria tutta francese. Il soldato francese è il migliore di tutti. Non v’è che il capriccio di qualcuno e l’ubbriachezza da temersi. Le caserme sono in precipizio, tanti immensi locali a nulla servono, ora si van riattando di nuovo frattanto le nostre case sono di già ai loro comandi.

Si attende la manna dal Cielo, non si capisce nulla. Pare tutto destinato a soggiogare la Spagna, da qui fino ai Pirenei si estende l’armata. Milano è contornato e occupato di truppe. Tutti i principi vanno e vengono da Parigi. I soldati caminano da un polo all’altro, i principi viaggiano, Napoleone vola colla fantasia e col corpo, le nostre sostanze volano parimenti, come pure le nostre speranze.

 

11 [febbraio 1810]

Ieri sera si seppe l’ordine alla fanteria, ed ad alcuni distaccamenti italiani da gran tempo qui stazionati di partire ai 14 per Forlì. I soldati, e uffiziali sentirono ciò con gran dispiacere avendo fatto proviste, e accordo al teatro colla speranza di un po’ di quiete. La cavalleria poi si dice che arbitrò da Treviso alla buona Vicenza, ma l’ordine a Macdonal di portarsi in Spagna il giorno dopo che avea fissato il suo Quartier generale a Brescia fa credere vicina anche la partenza di questa. Si vuole unm sbarco d’Inglesi in Calabria, o l’impresa della Sicilia, sicché Spagna, e bassa Italia formano ora due grandi oggetti.

Non si sa per anche l’arrivo del vice re a Milano. Il re di Napoli vola a Napoli, ma i fogli non ancora ne parlano.

Qui abbiamo il Casin nuovo, e un pò di partito di alcuni di separarsi dagli altri nei spettacoli, ma Milano non accorda o non vien pressato di accordar licenza di ballare separati, sicché il ballo dev’essere universale anche nell’ultima estension del termine.

È venuto ordine di non spendere in caserme e di alloggiare i liberatori presso gli abitanti. Il podestà avea arbitrato necessariamente di 500 zecchini in fatture.

 

13 [febbraio 1810]

Si sparge oggi che si trasporta le cancellerie pontificie, e la sede a Reims in Francia nella Bretagna. Ciò è doloroso per l’Italia, ma la Providenza assisterà l’universo. Qui si parla di guerra in Spagna, di sbarchi in Calabria, d’imprese sulla Sicilia. Le truppe sono tutte in movimento, e disperate d’una guerra permanente.

 

23 [febbraio 1810]

Ai 18 il vice-re è arrivato a formar la gioja della sua capitale di Milano. Da Mantova si è fucilato il celebre Andre Offer detto Barbon comandante delle masse del Tirolo.

Ora si sparge che Napoleone sposi un’austriaca.

Qui non v’è che pagamenti, sospiri, angustie. Il teatro va decadendo. Il Casin nuovo risorge a giornate, in cà Thiene v’è un privato divertimento ma perenne.

La Spagna è inoltrata nelle vicende che ha avuto l’Italia per rendersi atta ancor essa al gran sistema continentale, goder dei benefizi del codice, e accostarsi ai più bei destini. Il genio dell’Europa non dorme per estendere tanti beni da un polo all’altro se fia possibile.

 

13 [marzo 1810]

Ritornata da Venezia dove i forastieri, il governatore Menon, e madama Bruce russa fecero il carnovale con alcuni milionari che fecero degl’insultanti pranzi di mille ducati, e dove la miseria e la poca speranza di apertura di comercio desolano quel così magnifico e una volta florido paese, ritrovo colà e qui un perenne discorso sull’inaspettata scelta di Napoleone d’una arciduchessa d’Austria. L’intrapresa ossia conquista della Spagna che sta rapidamente facendo, vuol far credere tal matrimonio un sedativo per l’Austria. Altri che gli affari in Germania nel 1809 sieno stati assai significanti. Altri un capo d’opera di politica per l’opinion publica. Altri un incaminamento certo alle cessioni e alla pace generale, qualunque siasi questo matrimonio rallegra e non si sa perché tra le stravaganze del secolo questo apporta dei riavvicinamenti amichevoli, Dio li rivvolga al benefizio della Chiesa santa, e alla quiete e alla prosperità dei popoli.

 

16 [marzo 1810]

Qui siamo nel mondo della luna; il discorso del matrimonio Francia-Austria, il viaggio di Parigi adormentano un poco il pensiero dei nostri sommi guai colla insolita speranza di nuove cose. Il popolo già le figura a suo genio, gli ostinati trovano in tutto l’esecuzione dei loro pensamenti, l’uomo che ragione si trova in un nuovo pelago d’idee. La progressione degli avvenimenti e delle stravaganze politiche ribaltano ogni ragionato piano. La mancanza della vera cognizione delle cose fa che si si aggiri alla cieca. O la forza Napoleonica è tale come la figura la mappa geografica e tutto è un gioco, o la forza intrinsica si va debilitando, e il genio vuol supplirvi, e allora altri piani, e altri pensieri. Il genio dei consolidamenti e d’una necessaria pace generale può entrare nella testa d’un uomo che finora raggira l’Europa. Faccia la Provvidenza un qualche colpo decisivo e tolga agli uomini il potere di render il mondo un ammasso di disperati, e di miserabili.

Qui ora siamo Dalmati, ora del re d’Olanda, ora Tedeschi, passa treni d’artiglieria e sembra che si spogli le piazze dapertutto, chi crede che l’alleanza coll’Austria porti delle truppe tedesche di passaggio qui per le Spagne. Tutti i giorni nuove idee, ma sempre sul cangiamento. Si vocifera il scioglimento fino all’Adda (paesi che si credono ceduti ad un principe tedesco) di tutte le loggie massoniche, e già si dicono spogliate, e i mobili alle rispettive prefetture. Questo discorso sopra affari tanto oscuri fa dire molte cose, ma la voce è generale.

 

26 [marzo 1810]

Gran ciarle di cangiamenti. V’è chi giura che avremo un principe tedesco. Chi crede che Napoleone non cederà mai nulla, e tutto serva al suo arbitrio, e ingrandimento. V’è un messaggio del vice re, che promette l’età d’oro in avvenire, ma ora la prudenza di Sua Maestà non permette al suo cuore di diminuire le imposte: smentisce le voci di malevolenza e di ozio sui cangiamenti, e sulla ristrinzione del regno Italico, dice però che converrà rispettare in silenzio lo smembramento della Dalmazia. Al solito si deve confidare nel genio e nell’amore di Sua Maestà per i suoi sudditi del regno d’Italia. I cambj però e certi monopoli fan supporre dei cangiamenti al di quà dell’Adige e vari opinano un regno al fu re d’Olanda Luigi Napoleone.

 

29 [marzo 1810]

Passa continuamente truppa, si fa mille ciarle che sia sempre l’ultima, che si trasporti e artiglieria e letti dalle fortezze, ma l’anderivieni è sempre eguale. Il tono però è decisamente di pace. I discorsi sono immensi ma dan luogo ora ad un’idea ora all’altra, e la musica resta in fondo sempre quella. L’imperatrice, la sempre sorprendente arciduchessa d’Austria per sposa, il gran viaggio, il nauseante discorso di Parigi formano la sostanza dei dialoghi. Il bene parziale e quello d’Europa va spaziando fra le stravaganze e forse risulterà da sempre nuove stravaganze.

Pare che il governo si ponga sul stile economico. I nostri torrenti che quasi ci seppelliscono, fanno scorgere che l’economia non si estende sulla decisa voragine e ignoranza degl’ingeneri sopra acque strade, e canali. Gl’impiegati si restringono. La corte verrà dotata. Infine i piani sono portentosi e l’esecuzione sarà buona quando piacerà al Cielo.

 

30 [marzo 1810]

Gran discorsi tutti i giorni, ora diveniamo Illirici, ora Tedeschi, ora del re di Napoli, ora del re d’Olanda. Il passaggio di ogni artiglieria di fortezze sembra uno spoglio. I Dalmati sono di guarnigione a Venezia. Il Tirolo meridionale sarà disposto per una potenza vicina. Infine questo matrimonio, il detto antico o felix Austria nube, fan fare cento lunari. Si dice dopo le stramagnifiche feste a Parigi il trasporto delle ceneri degl’infelici ultimi monarchi della Francia in San Dionigi, con esilio ec. a chi ha votato la morte per un così buon monarca. Tutto è possibile, tutto è fattibile, tutto è credibile nella nazion francese. La storia antica, e fatalmente la moderna che vediamo coi nostri propri occhi ci fa giudicare a dovere di tali popoli, solo un italiano che li comanda ci fa riflettere e in qualche guisa sperare.

 

8 [aprile 1810]

Il [ passeggio a] San Lazzaro è stato numeroso. Non si attende che i fogli per parlare a sazietà del lusso e dei spettacoli per i sponsali di Napoleone. Qui le ciarle si mantengono con egual ostinazione come inesecuzione. Si spedisce in carica altrove ora Magenta, ora Dalla Vecchia, ora il podestà Anguissola, e tutto quello che incomoda resta permanente ad onta delle vicende umane che non sogliono permetterlo.

 

19 [aprile 1810]

Tutti i giorni si attendeva cangiamenti, Tedeschi, regni Illirici, arciducali, marescialleschi, ma noi siamo qui al quel permanente stato di cose desolatissimo ed angustiante. Si sente a parlare di Parigi, di sponsali, di stemmi intrecciati, di andata a Compiegne, di spettacoli maggieschi, di pace procurata sospirata e mai fattibile, di Turchi in moto, di Russi aspiranti, di alleanza austriaca contro l’Ottomano, infine un bullicame di nuova spezie senza speranza.

Qui sempre giugne l’ultima divisone, e sempre siamo rippieni di soldati. Oh interminabile scena! Stomacati più che distrutti viviamo una vita da disperati e non vediamo uscita a tanti guai.

Milano sospira la supremazia e l’otterrà. I soli desideri a tenor dei tempi hanno compimento.

 

22 [aprile 1810]

Il corrier milanese dice che l’Austria speranzosa per il suo matrimonio, corre voce che recuperarà alcune delle sue più floride provincie di già perdute. Si dice che questo foglio diede la notizia del sorprendente matrimonio 15 giorni prima degli altri sotto metafora.

Ora vediamo liberi per esultanza delle nozze alcuni poveri arrestati per le opinioni, e molti ladri. Il resto esulta come può.

 

25 [aprile 1810]

Qui si dice congedi a Parigi dai falliti cortigiani. Si vocifera dei seri affari di cardinali rinnunzianti alla loro dignità, e confiscazione de loro beni, si parla di concili ec. Materia grave per cui si deve supplicare la divina misericordia, d’illuminare le sconsigliate menti umane.

Qui si discorre di pace, e ogni giorno se ne perde la lusinga.

 

28 [aprile 1810]

Le cose politiche sono d’una oscurità di nuovo genere. Questo matrimonio, questa alleanza, la pace coll’Inghilterra sono degli enigmi inesplicabili. Le novità colla Chiesa addollorano. Gli affari di Spagna non dinotano alcun termine. Dio qual caos di cose! qual presente! qual avvenire! Gli uomini si trovano in un vortice d’idee, e gli stessi partigiani sfrenati non sanno cosa determinare. Cielo abbi pietà delle tue insensate creature!

 

6 [maggio 1810]

Canossa Ciambellano è ritornato dei primi da Parigi, esso dice che la magnificenza delle nozze è stata al di sopra delle nostre comuni idee. La spesa di aproffittarne al non plus ultra. I sposi contenti, l’imperatrice sostenutis.ma, ma però gentile. Colà immersi nei spettacoli non sanno ne di Papa ne di Europa. La Svizzera un paese florido particolarmente. Basilea l’antica forma di governo, e a parere dei forestieri di gusti più ammirabile e soddisfacente della gran Francia, colà il vero benessere, l’industria, e la felicità e un comercio interno floridissimo. Queste basi sono ben superiori alla vastità e alla convulsione delle corti.

Si tace a Parigi della Spagna e pare che le cose vadino male. Si vocifera che Napoleone ami il principe d’Asturies e lo abbia fatto suo figlio adotivo e che lo possa far regnare sulle Spagne indomabile e che con tal giro si può sperare la pace cogli Inglesi. Si dice ancora il vice re a Francfort, e Giuseppe re di Spagna in Italia. Giuseppina ex imperatrice in Navarra. Infine non so ma pare che siamo alla vigilia di cangiamenti. Il Cielo provedi all’estremo bisogno di tutto.

 

10 [maggio 1810]

Sempre ma da un mese ad otto giorni ultimi singolarmente si diceva sul tavoliere a Parigi la sopressione di tutti i conventi. Ma ieri ne capitò il decreto in data dei 25 aprile da Compiegne. Non si può esprimere la sensazione generale in via divina, e umana.

 

16 [maggio 1810]

Il discorso dei Regolari occupa il cuore e la testa di tutti. Vi saranno da più di 500 monache. Le dimesse pajono conservate, ma Milano deciderà.

Il vice re è andato nel Brabante. Non si sa nulla del mondo, solo si teme sempre dei guai. Dio provvedi e assisti l’immensamente misera umanità, e dia lume agli uomini per renderli atti ad ottenere pietà e misericordia.

 

26 [maggio 1810]

Non si parla che di regolari, la religione, gl’individui, le famiglie, formano un discorso perenne. Le dimesse hanno avuto un decreto di Milano di discioglimento si spera di poter con un memoriale annessovi tre decreti veneto, tedesco, e francese di corporaz.ne secolare di ottener di rimanere, ma poco si spera.

La notte scorsa il podestà Anguissola stante il suo servitore che l’aveva derubato, questo servo aggiunse anche il delitto di una mina che poteva far saltare in aria non solo la casa del podestà ma anche la contrada, la mina non prese fuoco, il servo con suo fratello vennero presi confessarono e restituirono tutto, ma l’attentato è d’un genere nuovo e terribile.

Qui siamo sbalorditi comossi ed esausti la Provvidenza sola può farci vivere in un mondo tanto sconcertato.

Si dice gli affari di Spagna imbarazzati. La guerra col Turco. Del Papa non si parla. Si dice molti cardinali arrestati, e confiscati. Molti giandarmi per il territorio non si sa se per coscrizioni. V’è della truppa. Gran passaggio di attrezzi di piazze sempre si dice Palma spogliata e cento favole.

 

1 [giugno 1810]

Oggi si è aumentato il numero dei preti. Tutti i regolari hanno abbandonato un abito e delle istituzioni che duravano da secoli. Tanti individui, tanti conventi, e tante chiese tolte alla loro destinazione formano un sentimento inesplicabile di stupore e di comozione. Dio guardi con occhio di pietà il suo popolo.

Le monache si van disponendo a sortire e ai 10 di luglio sarà compiuta l’ordinazione.

Le dimesse attendono risposta del loro ricorso per essere stabilite corporazione secolare.

Si va formando cappellani di ogni ordine regolare framischiati al servizio delle chiese sussidiarie e sussistenti.

Si formerà poi dei luoghi d’educazione.

Le nuove del mondo sono scarse. Il viaggio d’Olanda degli augusti sposi, e il tedeum per la loro unione empiono i fogli.

Le accennate speranze di pace generale destitute di reali fondamenti fissano involontariamente qualche lampo di una futura lusinga di bene.  

9 [giugno 1810]

Regolari vestiti da preti d’una esemplarità distinta, chiese in discussione per chiudersi ed aprirsi, monache che van guadagnando i 10 di luglio, individui afflitti, famiglie angustiate, vera commozione nella universalità, dimesse che non vanno ora restano, ecco il perno su cui si aggira la società, la quale passa dai mali propri agli altrui, e vede solo nella divina Providenza un porto di requie.

Le nuove pubbliche sono di viaggi e di feste protrate, di spese a Parigi, e di un indiffinibile vortice.

Si parla si Spagna e si vuol che le perdite sieno grandi. Del Turco ora è in un movimento allarmante, ora è nei campi elisi. Il Russo guerreggia colla Turchia e apre ad essa i suoi porti. L’Austria vegeta. Gl’Inglesi presentano un quadro di grandezza e di prosperità quasi più non comprendibile dalle nostre menti ridotte anch’esse miserabili. Si dice che sieno padroni delle Isole del Levante, e che colà fanno essi sentire un emporio di ricchezza, che Napoli sia dai stessi Inglesi minacciato.

 

18 [giugno 1810]

Si va giocando alla palla, le dimesse ora restano, ora vanno, ancora non si sa se si formarà un educatorio il demanio frattanto esercita le sue funzioni, a Padova non ancora.

Escono monache discorsi e lai delle famiglie interminabili.

I regolari fanno compunzione, alla processione del Corpus Domini sono ordinati di andarvi tutti in cotta.

Si parla d’essersi sciolto il sacro collegio dei cardinali, dell’interdetto all’Arcivescovo di Vienna, e di altre cose in conformità. Del Sommo Pontefice si sà sino ai 29 del decorso ch’era in Savona. Questi sono eventi in cui non resta che a gettarsi a’ piedi di Dio.

Le cose del mondo riescono un caos inestricabile.

Pare che gli adetti alla corte d’Italia ritornino da Parigi in questo mese.

 

22 [giugno 1810]

Ieri la Rua andò bene, molti forestieri particolarmente padovani. Venne oggi il decreto di soppressione deffinitiva delle dimesse.

Si parla di regno illirico, e della primogenita di Luciano che sarà la sposa di quel re. Tutti i cortigiani italiani son partiti da Parigi, ma non si dice sillaba del vice re, il Gran ducato di Francfort imbroglia le idee. Di pace coll’Inghilterra nemmen lusinga. Gli affari di Spagna misteriosi. Della Turchia mille ciarle contradditorie. Gli affari della Chiesa sembrano seri e progressivi; si dice scioglimento del sacro Collegio dei cardinali, e che siano passati all’isola d’Elba. Infine noi si troviamo in un vortice di cose così imbrogliato, che non v’è un punto onde appoggiare. L’articolo finanze fa terrore, e tutto quel che forma il morale dell’uomo è ridotto all’incertezza, all’angustia, e solo Dio evidentemente ci può far vivere.

 

29 [giugno 1810]

Pare che tutti i colleggi, colleggetti, e antiche educazioni vengano distrutte per riformarle. La chiesa dei Scalzi chiusa e riaperta per sussidiarla vien chiusa di nuovo per abbandonarla al ramo di finanza del tabacco. Gran monache in giro e gran passeggi. Gran distruzioni e infelicità. Si parla del fu Gran duca di Toscana austriaco per un regno dei più sublimi. Si motiva Illirico, o Spagna.

Le nuove di Spagna vanno camminando adaggio, questo è certo.

Si dice Corfù in potere degli Inglesi il giorno 11. Tutto è oscuro. Qui si vive ogn’anno radicalmente male, e solo si diversifica il genere delle angustie. Dio illumini e dia giudizio perché veramente le menti umane per grandi che sieno, non ponno produrre che una babilonia, e una defficienza di core assolutamente disperante.

I ciambellani e i cortigiani giungono da Parigi ma non parlano di nulla. Regna il più alto silenzio. Non v’è indizio sui fogli, né nei discorsi dell’arrivo del vice re, vedremo. Il comandante di Metternich non è per’anche ritornato a Vienna.

 

8 [luglio 1810]

Chi può terminar le spese di Parigi vola in Italia altri attendono di accompagnar il vice re di cui ne gazzette ne lettere annunziano positivamente il ritorno.

Qui le monache ai 10 saran terminate. Giugne un decreto che dopo due mesi non permette che a 4 la loro unione, ciò inquieta le combinate unioni, gli affitti, e il timore di cessamento di pensione.

Le chiese ora si chiudono, ora si aprono. Le Salesine, le dimesse vivono in lusinga, ma quest’ultime vengono in ieri demaniate tutte senza eccezione. Non sanno se avranno pensione, dote, o la loro roba; memoriali, e incertezze.

Le nuove del mondo sono per noi gl’Inglesi a Grado e alcuni dicono a Caorle. V’è alcuni che credono nuove coalizioni, e guerra, certo è che non si comprende nulla fra la Russia la Turchia, e i sperati vantaggi matrimoniali per l’Austria.

Della Spagna si vuol vantaggi considerabili, le gazzette vanno lente nei soliti prodigi del canto francese.

Napoleone da poiché è sposo va girando, gode feste, e concerta e macchina Dio sa qualcosa.

Di religione si trema, ma niente si scrive, ne si dice con vero fondamento, solo questa generale dispersione di regolari in tutto il regno opprime il cuore. In Toscana, e a Parma come impero nulla è accaduto in tal proposito.

 

10 [luglio 1810]

Oggi non vi sono più monache in tutto il regno. In affito avremo qui dei conventi San Domenico, Teresine e Corpus Domini, e forse Santa  Maria Nuova colle ex dimesse.

Gran gara per affitti di orti e verdi dei regolari, poi conventi a San Martino in vero possesso, si detrae i locali per caserme finanze con irrequieta variabilità, tutto si agogna, e il mondo par divenuto un vero ghetto colla debita scala.

 

18 [luglio 1810]

Il primo luglio in Parigi successe un incendio nella sala del ministro d’Austria in una superba festa che dava a le nozze imperiali, vi furono degli offesi e rimase morta la cognata del ministro per un slancio di amor materno per rinvenire una sua figlia che credeva perduta. In quella sala v’erano tutti i principi della nuova dinastia e tutti si salvarono.

Il vice re dev’essere ritornato a Milano.

La regina di Napoli in 7 giorni arrivò da Parigi a Bologna per i suoi stati.

Qui si agita l’aprirsi e il chiudersi delle chiese, le monache non possono stare unite più di 4. I conventi presi in affitto tremano. Le dimesse di Santa Maria Nuova che avevano preso in affitto il loro locale dal demanio e ne disegnavano l’acquisto ebbero ordine di sloggiare ai 5 del venturo.

San Gregorio Papa non verrà più festeggiato, e sarà tolto dal calendario ed è ordinato di sostituirvi Sant’Urbano.

Si dicono i 17 vescovi che non han giurato in Roma deportati, e arrivati a Piacenza.

Della Spagna, e degli Inglesi non si parla, però si crede delle cose.

 

27 [luglio 1810]

Vi è qui il Fidia moderno Canova. Si dice che abbia ricevuto lettere da Roma che gli rifferiscono che Luciano abbia ricevuto da Napoleone di lui fratello un passaporto per l’America, e ciò è stata pura invenzione.

Il re d’Olanda è andato in Vestfalia dal di lui fratello.

Qui si esaurisce i pagamenti e non si sa nulla. Il vice re è a Monza fino dai 17.

Non si parla più di regolari, solo pare in crisi le Chiese sussidiarie.

Niente fa più specie in questi tempi, solo si resta sospesi, e quasi attoniti.

La ragione non conduce più a nulla di fisso.

 

4 [agosto 1810]

Si dice 4 ministri del culto di Parigi a Milano. Si dice gravida l’imperatrice. La corte di Milano malinconica.

Pare che i re di nuova creazione ballino sul cordino.

Si dice poco buone notizie di Spagna. Si crede dei Tedeschi di passaggio per qui, a quella volta.

 

7 [agosto 1810]

Dalle due vicentine Montecucoli, e Forêt venute direttamente da Parigi si sente che l’incendio del primo luglio in Parigi alla festa dell’ambasciatore austriaco è stato esso terribile, e se ne vuol inferire gran processi, e conseguenze. Si vuol disgraziato Fouchet all’alta pulizia, Cambaceres, e Taleyrand, e forse Murat. I discorsi son vari, e però finora inattendibili. Si dice alleanza inglese turco russa. Infine i lunari son più che mai poetici.

Qui si vive contro l’uso umano in uno stato permanente di pagamenti, e di niuna lusinga di miglioramento. Si aggiungono pioggie, grandini che riducono a poco i raccolti. E si stà udendo il vero e il falso come tante statue.

18 [agosto 1810]

È arrivato il senatorismo Thiene a scattole, medaglioni, brillanti per le dame di servizio state a Parigi. Qui siamo in mezzo ai ladri, le nostre strade regie e interne si scorrono tremando. La giandarmeria si fa poco al caso, la sbiraglia è in campo, ma senza il fondamento che la rendeva utile. I raccolti son scarsi, e il prezzo dei generi si è impensatamente rialzato.

Si vuol Francia Spagna e Germania bisognose di biade, l’inverno si accosta, la poca buona volontà, le poco buone massime religiose e morali fan sì che anche i popoli della campagna che si vedono privi di rissorsa, soggetti al testatico, e alla coscrizione, si dieno a delle spietate conquiste. Dio provedi al trasformamento del genere umano.

 

24 [agosto 1810]

Mentre si faceva delle dicerie sulle provincie illiriche e che colà Ferdinando d’Austria duca di Murzerbug ne divenisse re colla cessione di altre provincie. Oltre ciò quasi a Chioggia gl’Inglesi, si stabiliva che il vice re permanendo fin dai 17 del decorso a Milano non si sarebbe mosso; questa sera esso trasvolò Vicenza con un legno e tre giandarmi.

La poca sicurezza delle strade dove gli assalti sono continui, non sa comprendere un così poco corteggio: esso si dice andato a Passeriano.

 

31 [agosto 1810]

Dopo il vice re giunse il ministro dell’interno Vaccari col signor Dal Bono, visitò caserme, prigioni, ec. Piacque il suo modo, ma tutto è a fior di labbra secondo le circostanze.

Questa gita questi ministri questi voli, diedero luogo alle voci di un olandizzamento dell’Italia. Si crede ambasciate per ottener l’incorporazione dell’impero. Tutto è posto in guisa che si può credere e dubitar d’ogni cosa. Il regno Illirico senza organizzazione. Il duca di Wirzebourg da regalare come confederato renano; zio dell’imperatrice, amabile principe che ha piaciuto a tutto Parigi fa credere destinato a divider i due imperi Francia Austria. La Turchia forma un oggetto di riflesso: ora sembra annichilata dai Russi, ora tumultuata generalmente con alla testa il gran signore.

La Spagna ingoja uomini danaro e sospiri. Niente si rileva sennon un inferno indeffinibile tanto resistendo quanto a venir soggiogata. Secolo indiffinibile per idee filantropiche ed esecuzioni angustiose e distruttrici.

Si dice per domani proibita la sbiraglia in tutto il regno. Ora i ladri si sono aquietati, ma si teme per l’inverno.

 

27 [settembre 1810]

Ai 12 successe la morte del nostro esimio vescovo Zaguri. La religione e la beneficenza erano il di lui caratteristico. La commozione universale e immensa spiegarono qual’è la forza della virtù, ogni infelice, tutti gli uomini dabbene, e persino i perversi trovavano un delitto nel non decantarlo. Lasciò esso i propri beni Zaguri alla comune di Vicenza a sollievo dei poveri vergognosi non questuanti.

Oggi un nuovo tratto di beneficenza dinotò quasi una forza dell’esempio nel N. H. Trento. Forma egli con dieci mille ducati al momento a 75 a censo nelle migliori dite della comune una casa di lavoro per i questuanti, ciò verrà diretto con approvazione sovrana della Congregazion di Carità. La ricchezza così impiegata mostra una vera realtà.

Questi animi generosi rallegrano i cuori di già quasi consunti nei loro più teneri slanci dai continui quadri dell’interessatezza la più sordida e la più illimitata, e dai spogli i più raffinati e desolatori. Possa la specie umana riprendere i sentimenti di umanità e di veri principi derivanti da una religione che sola al mondo li comanda, e le di cui conseguenze possono solo felicitar veracemente il genere umano.

 

3 [ottobre 1810]

Ai 30 1 e 8 ci furono i Collegi Elettorali in sala Bernarda con pompa, e ballottazione per nomine che verranno elette a Milano.

Ora cade i Filippini, ora Santo Stefano e San Gaetano, Scalzi, e dimesse di Padova. Le sole ex dimesse di Padova ottennero una giustificazione e conservazione dettrato l’abito.

Bernadotte re di Svezia. Nuove oscure. Di Spagna niente di lucido, Turchia, Russia gazabuglio di guerra. Qui permanente esaurimento. Regimenti che vanno e vengano, assalti alle strade di assassini in guisa da non vederli mai fugati. Infine vita da non ridirsi.

 

11 [novembre 1810]

I geometri sono per il territorio per il censo. Le spese immense del provisorio diventano nulle, e servirono al solito di danno, e molestia.

Il vice re fu in Romagna, e ai 15 del corrente sarà a Milano e si vuole da una seduta del senato una gran nuova. Si dice sfumata la gravidanza dell’imperatrice.

 

25 [novembre 1810]

Si è condonnato al Trento il registro [la tassa di registro] per la donazione di 85 mille lire per una casa di lavoro con un elogio alla sua azione. Ma la donazione del vescovo per i vergognosi non ebbe tal fortuna, e si ebbe sollecitamente al registro 52 mille lire Italiane.

Si sparge invasa la Svizzera col pretesto delle merci coloniali.

Il senator Thiene scrive il Portogallo conquista francese.

Le biade valgono molto ma la stagione è stata scarsa.

Gli assassini sono dalle strade solamente allontanati.

I Filippini furono chiusi venerdì, ma si spera ancora.

Si riatta le strade sotto le pioggie però spesa infruttuosa e riescono impraticabili.

Gravida l’imperatrice.

La vice regina prossima al parto.

Noi in mezzo all’oscurità dei giorni non scorgiamo che oscurità ec. nell’avvenire.

 

29 [dicembre 1810]

La vice regina ha partorito ai 9 un maschio, ma niente di eclatant in tal proposito. L’impero assorbe tutto.

13 dipartimenti incorporati con un tratto di penna all’impero.

Il Santuario di Monte e i portici dichiarati di diritto regio. Massa di decreti per il primo gennaro. Codice Penale in attività.

Discorso della sopressione anche tollerata dei titoli.

Gran silenzio della Spagna, ritirata di Massena dal Portogallo.

Gran brucciamento di merci inglesi.

Qui si vive al solito senza rissorse pieni la fantasia di discorsi enfatici e di avvenimenti magici.

Si vuole la nostra truppa ordinata per la Spagna.

Si parla di pace fra la Russia e la Turchia, se ciò succede tutto il Continente è collegato contro l’Inghilterra. Cosa seguirà da una lotta tanto imponente? Non è previsibile mi sembra sennon l’agitazione il danno e la miseria di chi abita il globo, e una liberazione imprevveduta, che farà nascere la Providenza.  

 

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